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L’uso del “pezzotto”, un dispositivo impiegato illegalmente per accedere a contenuti piratati a tariffe vantaggiose, ha scatenato una crescente reazione da parte delle autorità italiane. La Guardia di Finanza ha adottato una strategia mirata a identificare gli utenti che accedono in maniera non autorizzata a partite di Serie A, film e programmi televisivi. Attraverso l’utilizzo di siti esca che somigliano ai portali illegali, gli investigatori raccolgono dati personali come nomi, cognomi e informazioni sulle carte di credito.
La strategia della Guardia di Finanza non si limita a identificare i colpevoli, ma è anche un mezzo per raccogliere prove sugli illeciti. I siti creati per l’operazione sono una sorta di “phishing buono”, utilizzati per ottenere dati degli utenti di contenuti pirata a scopi investigativi. Allo stato attuale, gli inquirenti stanno raccogliendo centinaia di nomi di italiani che hanno tentato di accedere illegalmente a contenuti senza sottoscrivere abbonamenti.
Contemporaneamente, l’attenzione si è concentrata su fornitori di servizi tecnologici come Cloudflare, accusati di facilitare la pirateria. Secondo una sentenza del Tribunale civile di Milano, Cloudflare dovrà interrompere la vendita di servizi a soggetti coinvolti nella pirateria e rendere noti gli indirizzi IP reali degli utenti che hanno abusato dei suoi strumenti per accedere a contenuti illegali. Questa iniziativa si inquadra in una linea più severa contro la pirateria, con l’obiettivo di infliggere multe mensili a un grande numero di utenti per scoraggiare comportamenti illeciti.
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