Nino D’Angelo, icona della musica partenopea e voce di un popolo, ha acceso i riflettori su un tema che, seppur sussurrato, raramente viene affrontato con tale schiettezza. In un’intervista al Corriere del Mezzogiorno, il cantautore ha denunciato l’esistenza di una “massoneria della musica” che, secondo lui, controllerebbe il panorama musicale italiano, influenzando il Festival di Sanremo e il destino degli artisti.
Punti Chiave Articolo
Secondo D’Angelo, dietro le quinte del mondo musicale ci sarebbe una lobby composta da poche case discografiche, potenti radio, agenzie di artisti e l’onnipresente influenza dei social media. Un sistema chiuso che decide chi debba emergere, favorendo una cerchia ristretta di artisti, spesso gli stessi, relegando gli altri a ruoli marginali.
“Ci sono artisti ascoltati e riascoltati in radio, nei talent e in TV, sempre presenti alle grandi feste di piazza organizzate dalle radio più importanti, dove spesso cantano in playback”, ha dichiarato il cantante. Secondo lui, il vero valore della canzone, della melodia e del testo, è ormai marginalizzato, sostituito da dinamiche di mercato che premiano visualizzazioni e like, talvolta acquistati.
D’Angelo ha riservato critiche anche all’uso dell’autotune, una tecnologia che corregge le imperfezioni vocali, definendolo una “bacchetta magica” che, se tolta, potrebbe mettere in crisi molte carriere. Una stoccata a chi si affida più alla tecnologia che al talento puro, evidenziando come il playback e le performance filtrate abbiano cambiato il rapporto tra artista e pubblico.
Il Festival di Sanremo, simbolo della musica italiana, non è rimasto immune alle critiche. D’Angelo ha suggerito che la selezione degli artisti risponda a logiche che poco hanno a che vedere con la qualità artistica, favorendo una ripetitività che penalizza la diversità e l’innovazione. Non è la prima volta che il Festival viene accusato di essere poco inclusivo verso artisti non affiliati ai grandi circuiti discografici.
Con il passaggio della direzione artistica da Amadeus a Carlo Conti, si aprono nuove prospettive per la prossima edizione. Ma basterà questo a scardinare un sistema che, secondo D’Angelo, è ormai radicato?
Nonostante le critiche, Nino D’Angelo non perde il legame con le sue radici. “Il cantante napoletano: ce l’ho scritto sulla carta d’identità. Voglio cantare, ne ho bisogno, come respirare”. Un’affermazione che racchiude il senso di appartenenza e la passione di un artista che, al di là delle dinamiche di mercato, continua a cantare per il suo pubblico e la sua terra.
Le parole di Nino D’Angelo aprono una riflessione importante: il panorama musicale italiano ha bisogno di maggiore apertura e meritocrazia? E il Festival di Sanremo, storicamente palcoscenico per tutti, può tornare a essere davvero inclusivo?
Al di là delle polemiche, il grido di Nino D’Angelo rappresenta un invito a ripensare le dinamiche che regolano il mercato musicale, per restituire centralità alla musica e al talento, senza filtri né scorciatoie. Un messaggio che, pur partendo da un artista profondamente radicato nella tradizione, ha un valore universale per tutti coloro che credono nel potere autentico della musica.
La vendetta del clan Moccia-Franzese era imminente, ma il blitz della Squadra Mobile di Napoli… Leggi tutto
Una vita spezzata da un gesto vile. Rocio Espinoza Romero, una donna di 34 anni,… Leggi tutto
Ore di attesa davanti all'ingresso del MIMIT - Ministero delle Imprese e del Made in… Leggi tutto
Torre Annunziata. I giudici di secondo grado hanno confermato le condanne per il crollo di… Leggi tutto
Napoli. ‘Siamo riusciti a realizzare un sogno. Su proposta del Dottorato di Scienze Sociali e… Leggi tutto
Aggressione a un medico e un infermiere. Nel pronto soccorso dell’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano… Leggi tutto
Leggi i commenti
E' interessanta l'idea che Nino D'Angelo ha espressa riguardo la massoneria della musica. Ma mi chiedo se veramente ci sia un sistema cosi chiuso. La musica deve essere per tutti e non solo per pochi. Dobbiamo riflettere su questo.