Rischia 20 anni di carcere Nino Capaldo, il classe ’66 di Frattamaggiore accusato di aver ucciso Massimo Lodeserto. Poco più di un anno dopo il ritrovamento del cadavere nella cantina di un palazzo di via San Massimo a Torino, il pubblico ministero Marco Sanini ha chiesto venti anni di carcere per l’assassino reo confesso.
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Capaldo (camorrista, collaboratore di giustizia, già condannato per un omicidio), è accusato di omicidio e occultamento di cadavere e ha ammesso di aver ucciso la vittima nella propria cantina, colpendola alla testa con diverse martellate. Lodeserto era scomparso il 30 agosto 2023, e i suoi familiari avevano presentato denuncia.
Capaldo era un elemento di spicco del clan Gagliardi-Fragnoli, operante a Mondragone. Arrestato per omicidio e occultamento del cadavere del corriere della droga Edokpa Gowin, detto “Nokia”, avvenuto a Villa Literno il 27 maggio 2014, è stato condannato nel 2015 a 15 anni in quanto mandante ed esecutore materiale dalla Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere.
Era stato legato al clan Gagliardi-Fragnoli di Mondragone
Corte che aveva condannato all’ergastolo il suo complice, Giuseppe De Filippis, anche lui affiliato al clan Gagliardi-Fragnoli. Nel gennaio 2019, la Cassazione mise la parola fine a quel delitto, confermando le pene. Ed era stato proprio Capaldo, fermato con la pistola dell’omicidio e prima che i carabinieri scoprissero il cadavere di “Nokia”, a raccontare tutto e a far arrestare De Filippis. Diventato collaboratore di giustizia, Capaldo era stato inserito nel programma speciale di protezione e, da Roma, trasferito a Torino. Ospite appunto in via San Massimo, in un alloggio della comunità di Sant’Egidio.
“Legittima difesa”
Inizialmente, a Capaldo era stata contestata anche l’aggravante della premeditazione, poi non confermata. “Ha agito per legittima difesa – sostiene l’avvocato Gianluca Orlando, che assiste l’imputato – Quando si sono incontrati, Lodeserto aveva con sé una pistola finta. Capaldo ha visto l’arma e pensava fosse vera.”
L’avvocato ha chiesto l’assoluzione o la riformulazione del reato in eccesso colposo di legittima difesa. Capaldo avrebbe tenuto nascosto il cadavere per oltre tre mesi, fino al ritrovamento da parte delle forze dell’ordine, dopo lunghe indagini.
Il movente
Secondo quanto confessato, il delitto in via San Massimo sarebbe dovuto a una questione di soldi legata a una donna che aveva intrattenuto relazioni con entrambi. Capaldo avrebbe iniziato a chiedere insistentemente a Lodeserto un’ingente somma di denaro, fino a invitarlo per un chiarimento, dove il confronto si è trasformato in tragedia.
Articolo pubblicato il giorno 21 Dicembre 2024 - 11:13
E’ un caso molto complicato e triste, i fatti sono gravissimi e non dovrebbero succedere mai. Non so che pensare su queste questioni di soldi e la giustizia deve fare il suo corso per tutti.