Era nel quartiere di Marianella la centrale del “pezzotto Tv” smantellata ieri dalla Guardia di Finanza che ha arrestato il giovane ma già esperto hacker di soli 23 anni, Cristian Fidato capace di incassare oltre 850mila euro di guadagni. Era talmente sicuro della sua attività che aveva anche simulato una denuncia alla finanza:“Sono ucraino e vendo pezzotti a quantità industriale alla faccia vostra…”
I finanzieri hanno sgominato una vasta organizzazione criminale che, dalla centrale nella periferia nord di Napoli, gestiva un’illegale piattaforma IPTV. Tramite questa piattaforma, venivano trasmessi in streaming contenuti protetti da copyright, come serie TV e film, a migliaia di utenti in tutta Italia.
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L’attività illegale, portata avanti dal 23enne Cristian Fidato e dai suoi complici, ha fruttato oltre 850mila euro in soli quattro anni. Gli utenti pagavano abbonamenti che variavano dai 10 euro mensili agli 80 euro annuali.
Ma l’indagine ha svelato un lato ancora più oscuro del business: Fidato gestiva anche una chat dove vendeva, a pagamento, materiale pedopornografico. Nell’abitazione del capo della banda sono stati trovati oltre 1.600 contenuti di questo tipo.
L’organizzazione criminale aveva messo in piedi un sistema complesso per eludere i controlli e garantire la continuità del servizio. Sono stati individuati e bloccati 46 siti web, tra cui il sito principale, e sequestrata una sala server. I finanzieri hanno inoltre scoperto che il gruppo era riuscito ad accaparrarsi una fetta rilevante del mercato illegale dell’IPTV in Italia.
Tre persone sono state arrestate e oltre 6mila utenti sono stati identificati e saranno sanzionati. L’indagine ha permesso di sequestrare anche una considerevole somma di denaro, criptovalute e sostanze stupefacenti. Obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria per due suoi complici: Fiorino Della Corte, 44 anni, e Anatoliy Perrotta, 30 anni.
Modalità di pagamento: L’indagine ha rivelato un sistema di pagamento estremamente articolato, volto a mascherare le tracce finanziarie dell’attività illegale. Oltre ai tradizionali bonifici bancari su conti italiani ed esteri, gli utenti potevano pagare tramite criptovalute. L’utilizzo delle criptovalute, caratterizzate da un alto grado di anonimato, rendeva ancora più difficile risalire ai responsabili e tracciare il flusso di denaro.
Tecnologie utilizzate: L’organizzazione criminale ha dimostrato di possedere una notevole competenza tecnica. L’utilizzo di server abusivi, moderni apparati informatici e software sofisticati ha permesso loro di creare una rete complessa e difficile da individuare. Inoltre, la capacità di generare valute virtuali e di gestire un’infrastruttura per il mining di criptovalute indica un elevato livello di specializzazione.
Conseguenze per gli utenti:
Sanzioni amministrative: Gli utenti identificati saranno sanzionati amministrativamente, con importi che possono variare da 150 a 5.000 euro.
Responsabilità penale: In alcuni casi, a seconda della gravità della condotta e della consapevolezza dell’illegalità dell’azione, si potrebbe configurare anche una responsabilità penale.
Rischi informatici: L’utilizzo di servizi illegali espone gli utenti a rischi informatici, come l’infezione da malware o il furto di dati personali.
Danni reputazionali: Essere associati a un’attività illegale può comportare danni alla propria reputazione.
Le indagini hanno coinvolto autorità italiane e straniere, dimostrando la necessità di una cooperazione internazionale per contrastare la criminalità informatica.
Possibili sviluppi:flash
Le indagini sono ancora in corso e potrebbero emergere ulteriori elementi che permetteranno di approfondire le dinamiche del caso e individuare altri responsabili. Inoltre, è probabile che le autorità competenti intensifichino i controlli sul mercato dell’IPTV illegale e adottino nuove misure per contrastare questo fenomeno.
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