Nelle pieghe oscure dei social network, una tendenza preoccupante si sta facendo largo: la celebrazione di figure legate alla criminalità organizzata. Uno dei nomi più evocati è quello di Raffaele Cutolo, storico boss della Nuova Camorra Organizzata. A riportare l’attenzione su questo inquietante fenomeno è Luca Abete, inviato di Striscia la Notizia, che ha recentemente condotto un’inchiesta sul tema.
La nostalgia criminale
Le piattaforme digitali, spesso utilizzate per svago e informazione, sono diventate terreno fertile per gruppi nostalgici che osannano figure del passato legate alla malavita. Tra i post emergono frasi come «Cutolo era un grande», accompagnate da immagini, citazioni e racconti che dipingono il boss come un’icona di giustizia e rispetto.
«Raffale Cutolo era un grande»: Luca abete incontra i nostalgici della camorra che osannano il boss sui social
Abete, con la sua consueta ironia ma anche con il rigore di chi indaga fenomeni sociali, ha voluto approfondire questo fenomeno, parlando direttamente con alcuni di questi utenti. «Ci troviamo di fronte a un culto moderno che distorce la realtà storica e mitizza figure pericolose», ha dichiarato l’inviato.
Social e criminalità: un legame pericoloso
La fascinazione per la malavita non è una novità, ma il web ne amplifica la portata. La velocità con cui i contenuti si diffondono e l’anonimato che spesso li accompagna rendono difficile contrastare questa narrazione distorta. I nostalgici di Cutolo vedono in lui una sorta di giustiziere, ignorando volutamente i crimini e la sofferenza che la sua organizzazione ha inflitto.
L’importanza della memoria collettiva
L’inchiesta di Abete non si limita a denunciare, ma solleva una questione cruciale: come preservare la memoria collettiva e impedire che la criminalità venga romanticizzata? L’educazione e la testimonianza delle vittime restano strumenti fondamentali per spezzare questa catena.
Il ruolo dei media
Striscia la Notizia, con il suo format popolare, riesce a raggiungere un pubblico vasto e diversificato. Attraverso servizi come questo, il programma svolge un ruolo importante nel sensibilizzare l’opinione pubblica. «Non possiamo permettere che la storia venga riscritta sui social. La memoria è il nostro baluardo contro il ritorno di vecchi fantasmi», ha concluso Abete.
Mentre i social continuano a evolversi, l’attenzione e l’impegno civile diventano fondamentali per arginare la fascinazione per la criminalità. La storia di Cutolo e della camorra non può essere cancellata o reinterpretata: deve restare una lezione per le generazioni future.
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