Salvatore Roselli, il pentito di camorra del clan Amato Pagano nei suoi verbali ha riferito ai pm quali erano gli altri interessi del ‘gruppo’. il “core business” del gruppo negli utlimi era rappresentato dal sistema delle aste giudiziarie con le quali riciclavano gran parte degli introiti illeciti con investimenti puliti.
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E’ controllato “da tale Salvatore detto Sasa’ delle aste”, spiega il pentito l’11 maggio del 2023 in un verbale allegato alla misura cautelare firmata dal gip di Napoli Isabella Iaselli per i 53 indagati. “Tutte le aste sono nelle mani del clan Amato-Pagano – dice – e quando qualcuno vince l’asta deve pagare la tangente che varia fino a 10 mila euro”. Anche un parente del gestore del sistema è costretto a pagare per essere aggiudicato un negozio.
Il clan cerca di riciclare anche acquistando biglietti vincenti delle lotterie
Altro sistema di approvvigionamento di soldi, o meglio, il modo in cui gli Amato-Pagano riuscivano ad ottenere soldi puliti era quello delle scommesse. “Gli emissari del clan – esplicita Roselli – intercettavano i vincitori di scommesse di lotto. Pretendevano la consegna del biglietto con l’importo vinto. Il clan pagava l’importo piu’ una percentuale. Cosi’ facendo la cosca riusciva ad ottenere soldi puliti da investire il attivita’ lecite”. Ci provarono, ricorda Roselli, anche con una donna che aveva vinto una quota di superenalotto: “Le offrirono 1 milione piu’ 100 mila euro”.
Si chiama Salvatore Silvestri, faceva l’imprenditore ed ha 51 anni è noto come Tore ‘o cacaglio: è lui l’uomo delle aste e delle compravendite di immobili sul territorio. Lo fa sia attraverso l’acquisizione diretta, ottenuta anche con violenza o minaccia, richieste estorsive agli aggiudicatari. E, inoltre ha il compito di prestare il proprio contributo anche avanzando richieste estorsive ad imprenditori operanti nel settore immobiliare.
Lo scorso anno era già stato arrestato insieme con Enrico Bocchetti (genero del boss Cesare Pagano) e Pasquale Furlano per l’estorsione ai danni di un imprenditore che si era aggiudicato una casa all’asta. Ma Silvestri in quella occasione fu scagionato.
Nello stesso settore operava anche Cristofaro Pargliola, 41 enne di Mugnano che monitorava per conto del clan lo svolgimento delle aste immobiliari, comunicandole agli affiliati per consentire loro la partecipazione ovvero di indirizzarne l’esito o avanzare richiesta estorsive a coloro che ne risultavano aggiudicatari e mettendo a disposizione la propria competenza e le proprie conoscenze e rapporti nel settore.
Qualche anno fa Salvatore Silvestri era stato allontanato dal clan per essersi impossessato di soldi all’insaputa dela cosca ed era stato protetto dalla moglie di Pagano Carmine da reazioni più violente. Aveva continuato a frequentare le aste e Chiariello (già capo zona di Melito, ndr) informava Liguori Marco che lo richiamava senza “toccarlo”.
Silvestri era entrato in contrasto con Debora Amato
In realtà in quel periodo, come chiaramente emerge dalle ambientali intercettate nei
giorni successivi, Amato Debora ha motivi di contrasto per un’operazione immobiliare
che non si è conclusa e per la quale richiede la somma di 30 mila euro da Silvestri
Salvatore, ritenuto responsabile della mancata conclusione dell’affare.
In quel periodo il figlio di Salvatore, Antonio Luciano, è legato sentimentalmente a Pagano Carmela, figlia di Carmine detto Angioletto. Le conversazioni intercettate fanno emergere altresi la volontà di Amato Debora di affermare il proprio prestigio e quello dell’attuale compagno Romano Domenico, nonché dell’attuale compagno della sorella Monica, Belardo Donato. Nel corso della conversazione, nonostante i contrasti, Silvestri
afferma “forse non hai capito io per Debora mi faccio uccidere ancora oggi”
Articolo pubblicato il giorno 19 Dicembre 2024 - 22:16