Nella foto, la polizia alle Case nuove e nei riquadri Nicola Rullo ed Emmanuele Marigliano
L’arresto del boss latitante Nicola Rullo in una villetta di Lago Patria rappresenta l’ennesimo capitolo del certosino lavoro di inchiesta della Procura di Napoli e delle forze dell’ordine. La chiusura di un cerchio attorno a una mini faida di camorra scoppiata in piena centro a Napoli e che negli ultimi mesi aveva lasciato a terra qualche vittima, numerosi feriti, stese, attentati e perfino violenti sequestri di persona.
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Lo scontro a cui si era arrivati tra il gruppo di fedelissimi del clan Contini a cui il latitante arrestato oggi era storicamente legato e le nuove leve del gruppo delle case Nuove dell’aspirante boss Emmnauele Marigliano detto ‘o nano non prometteva niente di buono.
E così il doppio blitz prima con l’arresto del giovane boss e 6 dei suoi sodali tra cui il fratello maggiore Francesco Marigliano e poi l’arresto di Nicola Rullo pone fine allo scontro. Così come è avvenuto a Ponticelli poche settimane fa con il blitz contro i clan De Luca Bossa-Casella-Minichini e i De Micco-De Martino o sempre quello del mese scorso a Pianura contro un altro la paranza del baby boss emergente come Emanuele Marsicano.
E per finire il blitz di pochi giorni fa contro le nuove leve del clan Amato-Pagano pure loro pronti a prendersi fette di territorio alla periferia Nord di Napoli compreso Melito e Mugano.
Tutti focolai di scontri tra bande criminali che erano pronti a trasformarsi in vere e propria guerra di camorra stroncate quasi sul nascere dai blitz , dagli arresti e dalle inchieste di magistratura e forze dell’ordine.
Emmanuele Marigliano dalle Case Nuove era pronto ad aprire fronti di guerra e richiamando una delle più celebri e ripetute frasi di Gomorra aveva scritto sui social “Prendiamoci tutto quello che è nostro”. E ancora “Voglio l’ergastolo…voglio la guerra”. A cui uno dei suoi fedelissimi aveva replicato “E guerra sarà”. Frasi monitorate dalle forze dell’ordine e riportate nel decreto di fermo del suo gruppo dell’altro giorno.
La loro base operativa è un terraneo usato per incontri e per nascondere pistole e proiettili. L’immagine di Emmanuele Marigliano – come riporta Repubblica – che passeggia con un mitra AK-47 davanti a una sala da biliardo diventa virale sui social, dove uno dei suoi compagni commenta ironico: “Sta facendo il militare davanti al biliardo. È sceso l’Isis”.
Gli investigatori del pool anticamorra, coordinati dalla Procura diretta da Nicola Gratteri, tracciano un quadro allarmante. Il 17 gennaio 2024, alle 18.30, una violenta sparatoria sconvolge corso Arnaldo Lucci: 86 bossoli trovati a terra e due feriti, tra cui un giovane di 19 anni, Nicola Giuseppe Moffa, e una passante innocente. Questo episodio segna una frattura all’interno delle nuove leve del clan Contini. Gli inquirenti attribuiscono il ferimento di Moffa a Giuseppe Marigliano, fratello maggiore di Emmanuele, spalleggiato da un complice.
Ad agosto, la scarcerazione del boss Nicola Rullo rischia di innescare un’escalation. Il veterano si scontra con il giovane Emmanuele Marigliano, deciso a guidare un gruppo autonomo e a consolidare la propria autorità nel quartiere. Tuttavia, il clima era già esplosivo: tra il 14 e il 23 luglio, la zona era stata teatro di ripetute sparatorie e aggressioni. Emmanuele e i suoi si comportano come veri protagonisti di una saga criminale, esibendosi sui social con armi e gesti minacciosi.
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