Pomigliano d’Arco. Si fa sempre più drammatica la situazione dei 97 dipendenti di Trasnova, che rischiano il licenziamento entro il 31 dicembre. La causa? La mancata acquisizione della commessa da parte di Stellantis, un colosso industriale che da tempo è al centro di riorganizzazioni e vertenze sindacali nei suoi stabilimenti italiani.
La crisi non tocca solo Pomigliano, ma si estende anche agli stabilimenti di Melfi, Cassino e Mirafiori, segno di un disagio diffuso nel settore dell’automotive.
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Da giorni i lavoratori presidiano gli ingressi dello stabilimento di Pomigliano, determinati a non cedere. Questa mattina, un gesto simbolico ha colpito l’attenzione di tutti: un lavoratore ha portato un cartellone con una scritta forte e chiara che richiama i principi fondamentali della Costituzione italiana.
“Costituzione italiana, articolo 1: il lavoro è un diritto, toglierlo è un delitto”, si legge sul manifesto. Una frase che diventa simbolo della protesta e chiama in causa le istituzioni e la politica, accusate di “parlare molto ma agire poco”, come sottolineano i lavoratori in presidio.
La vertenza Trasnova ha assunto una dimensione nazionale, tanto che per il 10 dicembre è stato convocato un tavolo di crisi presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) a Roma. Attorno al tavolo siederanno rappresentanti del governo, delle organizzazioni sindacali, Stellantis e della stessa Trasnova. L’obiettivo dichiarato è quello di trovare una soluzione che ritiri i licenziamenti e garantisca la continuità occupazionale.
I sindacati chiedono risposte chiare e immediate, preoccupati per la ricaduta sociale di questa crisi. La vertenza Trasnova rappresenta infatti uno dei tanti casi di “desertificazione industriale” che sta colpendo il Sud Italia. Non si tratta solo di numer
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