Un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) ha analizzato l’evoluzione della deformazione del suolo e dell’attività sismica ai Campi Flegrei negli ultimi ventitré anni, evidenziando un’accelerazione di entrambi i fenomeni nel tempo. Lo studio, pubblicato sulla rivista Communications Earth & Environment del gruppo Nature, identifica una relazione esponenziale tra il sollevamento massimo della caldera e il numero cumulato di eventi sismici.
L’articolo, intitolato “Accelerating upper crustal deformation and seismicity of Campi Flegrei caldera (Italy), during the 2000-2023 unrest”, si basa sui dati delle reti di monitoraggio dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv. “Abbiamo adottato un approccio neutrale e matematico per rappresentare l’evoluzione della crisi bradisismica,” spiega Augusto Neri, coordinatore della ricerca. “Questo ci ha permesso di descrivere il comportamento del vulcano e i suoi cambiamenti nel tempo, con l’obiettivo di migliorare la comprensione dei processi vulcanici.”
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Andrea Bevilacqua, primo autore dello studio, evidenzia che il sollevamento del suolo della caldera, misurato presso la stazione GNSS del Rione Terra di Pozzuoli, segue un andamento parabolico con un’accelerazione media di 0,7-0,8 cm/anno². Il tasso di terremoti, invece, mostra una crescita sovra-esponenziale, caratterizzata da oscillazioni con periodi variabili tra 2 e 5 mesi per i cicli brevi, e fino a 1,5-3 anni per quelli più lunghi. Negli ultimi anni, è stata osservata una riduzione del 10-15% nella durata di queste oscillazioni.
“Questi dati suggeriscono che i periodi di minore attività sismica non indicano necessariamente una diminuzione dell’evoluzione decennale del vulcano,” aggiunge Bevilacqua.
Uno degli aspetti più significativi dello studio è la relazione esponenziale individuata tra il sollevamento della caldera e il numero di terremoti. “Rispetto alla crisi bradisismica del 1982-1984, che mostrava una relazione lineare, oggi vediamo una relazione esponenziale, rafforzatasi a partire dal 2020,” osserva Neri. “Questo comportamento potrebbe riflettere un progressivo deterioramento delle proprietà meccaniche della crosta superficiale, con implicazioni per la probabilità di terremoti futuri.”
Flora Giudicepietro, coautrice dello studio, sottolinea che i dati aggiornati al 2024 confermano le tendenze osservate nel periodo 2000-2023. “Se il sollevamento proseguisse con le stesse caratteristiche, potremmo assistere a un aumento dei tassi sismici superiori a quelli registrati nel 2023, come già avvenuto nel maggio 2024.” Tuttavia, la ricercatrice avverte che non si possono escludere scenari alternativi, come una riduzione del processo di sollevamento, che porterebbe a una diminuzione dell’attività sismica.
La ricerca, pur focalizzandosi su analisi scientifiche, non ha al momento implicazioni dirette per la protezione civile. Tuttavia, i risultati rappresentano un contributo cruciale per comprendere l’evoluzione del vulcano e monitorare potenziali scenari futuri.
Questo lavoro rafforza la necessità di un costante aggiornamento dei dati di monitoraggio per anticipare eventuali cambiamenti significativi nell’attività dei Campi Flegrei.
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