Camerota. Il processo denominato “Kamaraton” ha raggiunto la sua conclusione con pesanti condanne per ex amministratori, funzionari e professionisti coinvolti in un vorticoso scandalo di corruzione e malaffare. La sentenza di primo grado, emessa il 2 dicembre 2024, ha segnato un capitolo significativo nella lotta contro la gestione illecita della cosa pubblica nel piccolo comune cilentano.
L’inchiesta aveva preso il via nel 2019, culminando con l’esecuzione di 12 misure cautelari il 16 maggio dello stesso anno, che portarono all’arresto di figure chiave dell’amministrazione comunale sotto il mandato del sindaco Antonio Romano, dal 2012 al 2017. Tra gli accusati, spiccavano nomi noti come Antonio Troccoli, ex sindaco, e suo figlio Ciro, insieme ad altri come Michele Del Duca, Rosario Abate e Fernando Cammarano. Gli arresti iniziali videro anche l’incarcerazione temporanea dei due ex primi cittadini nel carcere di Vallo, prima del loro rilascio.
La corte ha inflitto condanne che variano dai 13 anni e 5 mesi per Antonio Romano ai 12 anni e 10 mesi per Antonio Troccoli. Anche gli altri membri della giunta hanno ricevuto pene significative, con sentenze che oscillano tra 1 anno e 8 mesi e 14 anni e 10 giorni. La Procura, guidata all’epoca da Antonio Ricci, delineò un quadro di una struttura associativa che operava per favorire interessi personali attraverso l’apparato comunale, descrivendo la gestione del comune come “Un affare per pochi amici”.
Le accuse dettagliavano un sistema di favoritismi e corruzione dove venivano rilasciate “regolari ricevute” per assunzioni pilotate e appalti truccati, favorendo solo un cerchio ristretto di imprenditori e personale legato agli amministratori. In cambio di queste gare pilotate, gli imprenditori avrebbero corrisposto tangenti o fornito benefici come assunzioni, lavori gratuiti o accessi privilegiati a parcheggi e ormeggi.
Tra le altre condanne, spiccano quelle di Ciro Troccoli (5 anni e 6 mesi), Rosario Abate (14 anni e 10 giorni), e Michele Del Duca (1 anno e 8 mesi). Anche figure come Antonio Ciociano, Fernando Cammarano, e Raffaella Di Bello hanno ricevuto pene severe, con interdizioni dai pubblici uffici varianti da 5 anni a perpetue.
Non tutti gli accusati sono stati condannati; un elenco di individui tra cui Francesco Fiore, Marco Francesco Di Luca, e molti altri sono stati assolti, dimostrando che la giustizia ha cercato di discernere tra colpevoli e innocenti in questa intricata rete di malaffare.
Gli imputati condannati hanno ora la possibilità di ricorrere in appello, ma la sentenza di oggi rappresenta un segnale forte di come il sistema giudiziario stia cercando di ripulire le istituzioni locali dalla corruzione endemica.
Articolo pubblicato il giorno 2 Dicembre 2024 - 20:41