Nella mattinata di oggi, martedì 10 dicembre, Edoardo Bove, centrocampista della Fiorentina, è stato sottoposto a un intervento chirurgico all’ospedale Careggi di Firenze. Durante la procedura, ai medici è stato impiantato un defibrillatore sottocutaneo removibile, una scelta necessaria secondo il protocollo ospedaliero.
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Questo impianto è stato deciso per permettere al calciatore di essere dimesso nei prossimi giorni, probabilmente tra giovedì e sabato. Bove era ricoverato dal 1° dicembre, giorno in cui aveva accusato un malore durante il primo tempo di Fiorentina-Inter, partita di Serie A in cui si era fermato al 17° minuto.
Una volta dimesso dall’ospedale e ottenuti tutti i risultati degli esami sostenuti in questi giorni, Bove avrà la possibilità di decidere, in accordo con i medici, se mantenere o rimuovere il defibrillatore impiantato. Secondo quanto riportato dai medici, l’intervento per impiantare il dispositivo sottocutaneo non è particolarmente complesso, tanto da essere considerato una procedura “di routine”.
Nonostante l’intervento non sia invasivo, la questione resta delicata per il giovane calciatore. Il cardiochirurgo Luigi Chiariello, noto per aver operato Papa Benedetto XVI nel 2012, ha commentato la situazione, sottolineando che l’adozione del defibrillatore è indicativa di una condizione di salute seria. “L’impianto del defibrillatore – spiega Chiariello – è necessario quando si rileva un’aritmia pericolosa, che potrebbe mettere a rischio la vita dell’atleta. Se siamo di fronte a un caso di aritmia pericolosa, il ritorno in campo per un atleta giovane come Bove, almeno nel campionato italiano, non è praticabile”.
Secondo il cardiochirurgo, infatti, giocare a calcio con un defibrillatore cardiaco impiantato non è consentito, in quanto il dispositivo, pur essendo salvavita, non può essere messo alla prova con il tipo di stress fisico che un atleta è chiamato ad affrontare durante una partita di calcio. “Il defibrillatore sottocutaneo è progettato per intervenire in caso di aritmia, dando una scossa elettrica per riportare il battito a un ritmo normale. Tuttavia, il rischio di stress fisico eccessivo durante l’attività agonistica non giustifica un ritorno in campo”, ha concluso Chiariello.
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