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Avvocati del distretto di Napoli sul piede di guerra contro la riforma Orlando

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Grande preoccupazione, e relativa mobilitazione da parte dell’Avvocatura degli ordini del Distretto di Napoli. La crisi degli Uffici del Giudice di Pace, già da tempo palesata in tutta Italia – dopo il pregiudizio arrecato dall’entrata in vigore della riforma Cartabia – rischia di aggravarsi ulteriormente con l’introduzione della riforma Orlando, che prevede l’ampliamento delle competenze di questo settore da ottobre 2025.

Da quel momento, infatti, le problematiche strutturali ed operative già esistenti, subiranno un significativo quanto inevitabile escalation a danno del servizio giustizia.
In linea con la paventata paralisi del sistema – peraltro già compromesso – tutti i Consigli degli Ordini degli Avvocati del Distretto di Napoli hanno indetto, per la prima volta, una manifestazione unitaria che si terrà il 13 dicembre 2024, alle ore 10:30 presso l’Ufficio del Giudice di Pace di Napoli – Caserma Garibaldi.

L’Avvocatura richiede soluzioni concrete capaci di determinare un definitivo e regolare funzionamento degli Uffici del Giudice di Pace, poichè le ormai intolleranti e significative disfunzioni ledono non solo la professione, ma per effetto delle conseguenti tensioni, si riflettono negativamente sui cittadini.

I Presidenti dei Consigli dell’Ordine del Distretto di Napoli – Carmine Foreste, Fabio Benigni, Stefania Pavone, Gianluca Lauro, Arturo Rianna, Angela Del Vecchio e Pasquale Damiano si sono coralmente espressi sulla questione:

“La copertura delle piante organiche degli Uffici del Giudice di pace, sia con riferimento ai Giudici che al personale amministrativo, è inadeguata e non consente di far fronte al carico di lavoro. In tale contesto, si considerino le disfunzioni del Processo civile telematico, in vigore da oltre un anno.

Tutto ciò determina la mancata trattazione dei procedimenti, i rinvii delle udienze anche a due anni.
Bisogna, inoltre, considerare che l’aumento delle competenze, previsto dalla riforma a partire da ottobre 2025, determinerà la paralisi definitiva della Giustizia di prossimità.

Riteniamo impellenti le esigenze di funzionalità del Giudice di pace e, quindi, auspichiamo risposte immediate.
In particolare, chiediamo l’eliminazione o comunque la proroga dell’entrata in vigore della disposizione che amplia le competenze, previste da ottobre 2025; la Copertura delle piante organiche.

Interventi strutturali che adeguino gli edifici alle esigenze connesse al pct; la riforma del rito, prevedendo il ritorno all’atto di citazione; la riduzione dei tempi di immissione in ruolo dei nuovi giudici; il monitoraggio della produttività; la revisione delle piante organiche in funzione dei flussi; l’eliminazione della disposizione che prevede l’inserimento dell’art. 307 bis al codice di procedura civile.”

Il Presidente del COA di Torre Annunziata, l’Avvocato Pasquale Damiano, nel corso della conferenza stampa di mercoledì 11/12/2024, fissata proprio per annunciare la manifestazione, ha posto in risalto la grande preoccupazione di tutta l’Avvocatura ed in modo speciale di quella che rappresenta. Ha spiegato infatti che le ulteriori competenze destinate ai Giudici di Pace finiranno per incrementare del 40% il loro lavoro, dato del tutto trascurato dal governo, che ormai ritiene i risultati raggiunti nei Tribunali, obiettivo esclusivo per l’accesso ai fondi del Pnrr.

Dinamiche incomprensibili, ha aggiunto il Presidente Damiano, soprattutto alla luce dei risultati di un’ispezione operata dal Ministero della giustizia presso il Tribunale di Torre Annunziata nel 2016, in base ai quali venivano denunciate le gravi carenze di organico e la necessità di porvi rimedio , prima che la situazione diventasse irreversibile. Riferendosi poi alle attuali criticità presso gli Uffici del Giudice di Pace, ha aggiunto i dati che danno testimonianza diretta della crisi in atto:

“I giudici di pace in servizio presso il nostro Tribunale sono calati da 16 a 9, le cancellerie hanno gravi problemi di organico e le infrastrutture sono state adattate alla meglio alle nuove esigenze, così come i sistemi informatici, inizialmente non realizzati per svolgere queste attività”.


Articolo pubblicato il giorno 12 Dicembre 2024 - 09:15

Annamaria Cafaro

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Annamaria Cafaro

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