Napoli. Francesco Pio Maimone era il nuovo capo del clan Aprea-Valda di Barra, ruolo assunto dopo l’arresto del fratello Luigi. Il PM antimafia di Napoli, Antonella Fratello, lo ha descritto come un ‘camorrista’, sostenendo che abbia sparato più colpi non con l’intenzione di uccidere il diciottenne Francesco Pio Maimone, “ma accettando il rischio di colpire un innocente in mezzo alla folla.”
Valda è accusato dell’omicidio di Maimone, il giovane pizzaiolo di Pianura ucciso con un colpo di pistola la notte tra il 19 e il 20 marzo 2023, durante una lite scoppiata per futili motivi lungo il lungomare di Napoli. Nonostante Maimone fosse estraneo alla disputa, è stato colpito mortalmente.
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Durante l’udienza, alla presenza delle parti e della famiglia della vittima, il pm ha chiesto la condanna all’ergastolo per Valda, definendolo una “personalità allarmante”. La ricostruzione della vicenda, supportata dalle immagini di videosorveglianza, descrive l’arrivo dei gruppi rivali sul lungomare, la rissa scoppiata con il pretesto delle scarpe e il panico generato tra i presenti, tra cui famiglie con bambini.
Il PM ha sottolineato la spregiudicata ostentazione di potere sui social media da parte degli imputati, che hanno “continuato a sfidarsi a vicenda, dimostrando una totale mancanza di rimorso per la morte di un innocente.”
Secondo l’accusa, gli amici e i parenti di Valda erano a conoscenza del crimine e lo hanno aiutato a fuggire. Il PM ha inoltre evidenziato il ruolo di Rocco Sorrentino, “condannato per il possesso dell’arma utilizzata nell’omicidio.”
La frase “Brindiamo all’ergastolo” e “Se va male è esperienza”, dimostrando l’assenza di rimorso per la morte del giovane Maimone.pubblicata sui social da Valda, dimostra la sua freddezza e la sua totale disprezzo per la vita umana. Il PM ha richiesto l’ergastolo per Valda, descrivendolo come “una persona pericolosa e senza scrupoli.”
Il sostituto procuratore ha evidenziato anche il ruolo svolto dagli amici e dai parenti di Valda “tutti facenti parte dello stesso contesto malavitoso”, che, secondo il pm, quella notte erano consapevoli dell’accaduto e malgrado ciò hanno agevolato il presunto assassino: Perna e Saiz scortandolo dopo il raid, Giuseppina Valda e Clemente Alessandra, sorella e cugina, recuperandolo dopo le violenze.
Per questa vicenda c’è già una condanna, quella di Rocco Sorrentino, giudicato con il rito abbreviato in primo grado, dove ha rimediato sei anni di carcere per il possesso di un’arma, forse proprio quella usata da Valda. In appello ha avuto uno sconto di pena e la condanna è stata ridotta a quattro anni.
“La forza della camorra – ha spiegato il pubblico ministero – non si manifesta solo sul territorio, ma anche attraverso i social” in un “botta e risposta tra le due famiglie di camorra” che era “una manifestazione di forza in maniera pubblica” dimostrata anche dalle “testimonianze dei titolari e gestori degli chalet, frequentati anche da gruppi di camorra pronti a fronteggiarsi ad una minima scintilla” che “hanno avuto paura di riconoscere e di fare riferimento alla provenienza dei clienti”.
Dopo l’omicidio, sui social Valda avrebbe scritto anche “se va male, è esperienze” e ancora “zero rimpianti”. Dopo l’arresto, poi, nonostante fosse detenuto nel carcere di Terni, gli agenti della Squadra Mobile di Napoli hanno ricostruito come Valda abbia pubblicato “video su Tiktok” direttamente dalla cella.
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