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La difesa di Turetta: “Non teme l’ergastolo, ma non è Pablo Escobar”

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In Corte d’Assise a Venezia, i legali di Filippo Turetta hanno confutato le accuse mosse contro il loro assistito, sostenendo che l’omicidio di Giulia Cecchettin non sia stato premeditato, né caratterizzato da particolare crudeltà. Gli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera hanno chiesto alla Corte di escludere le aggravanti presentate dall’accusa, tra cui quella del rapporto affettivo, cercando di ottenere attenuanti generiche per Turetta, per il quale il pubblico ministero ha chiesto l’ergastolo.

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La Difesa di Filippo Turetta

L’avvocato Caruso ha dichiarato che Turetta è consapevole di dover scontare una lunga pena detentiva, sottolineando che il suo assistito non teme l’ergastolo. La difesa si è concentrata nel confutare le aggravanti e presentare alla Corte le attenuanti. Secondo i legali, Turetta non aveva premeditato l’omicidio, evidenziando la sua insicurezza. L’elenco delle cose da fare, scritto da Turetta prima dell’attacco a Giulia Cecchettin, non dimostrerebbe un piano omicida, ma piuttosto un tentato rapimento. Caruso ha insistito sull’assenza di intenzionalità e premeditazione da parte di Turetta.

Attenuanti e Ricostruzione dei Fatti

L’avvocato Cornaviera ha illustrato le attenuanti, come i memoriali di Turetta e il suo atteggiamento collaborativo con le forze dell’ordine al momento dell’arresto. La difesa ha sostenuto che Turetta ha fornito volontariamente le password per accedere ai suoi dispositivi, manifestando pentimento per l’accaduto. Infine, Turetta in aula appare chiuso in se stesso, rivolto alle proprie responsabilità.


Articolo pubblicato il giorno 26 Novembre 2024 - 20:24



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