All’alba i Carabinieri hanno sferrato un duro colpo al traffico di droga nel Vallo di Diano, arrestando 23 persone tra cui anche un agente di polizia penitenziaria.
L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Potenza, ha smantellato una presunta organizzazione criminale guidata da Luigi Terruzzi, che nonostante fosse detenuto, continuava a dirigere il suo giro d’affari.
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Grazie appunto all’agente penitenziario corrotto Raffaele Campanella, che all’epoca dei fatti prestava servizio presso l’Istituto Circondariale di Potenza. Corruzione era finalizzata all’ottenimento di favori illeciti da parte dell’agente nel contesto carcerario, in cambio di beni e vantaggi a lui forniti.
Le accuse a vario titolo per tutti gli arrestati è di spaccio di sostanze stupefacenti alla corruzione, riciclaggio, autoriciclaggio e intestazione fittizia di beni. Sequestrati inoltre anche denaro e cinque società.
Dalle indagini è emerso che Luigi Terruzzi abbia beneficiato della complicità dei suoi familiari e collaboratori, tra cui Christian Terruzzi, Michelina Ginnetti e Giusimaria Terruzzi, oltre al contributo del sodale Pietro paladino, tutti provenienti da Sala Consilina.
Le indagini condotte, suggeriscono che l’organizzazione criminale in questione avesse l’intento di realizzare una serie di reati, tra cui l’acquisto, principalmente effettuato da Pietro Paladino, e la successiva vendita o cessione a terzi di sostanze stupefacenti, tramite una rete di spacciatori, tra cui Toni Chirichella.
Durante le indagini, sono stati sequestrati 2,100 kg di sostanza stupefacente, di tipo hashish, suddivisa in 21 “panetti”, accuratamente nascosti in una zona impervia di campagna.
Oltre allo spaccio di hashish, l’organizzazione è accusata di corruzione, riciclaggio e frode ai danni dell’INPS.L’organizzazione avrebbe creato false imprese per ottenere indebitamente sussidi.
La commissione di numerose truffe aggravate ai danni dell’I.N.P.S. è stata realizzata tramite le suddette società, che hanno effettuato assunzioni fittizie di lavoratori. Le indagini hanno rivelato che, in molte situazioni, gli “assunti” erano addirittura persone detenute, o loro familiari e conoscenti, ai quali l’ente previdenziale ha erogato nel tempo varie indennità e benefici non dovuti, generando così profitti illeciti.
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