Napoli. Sembra la storia di una famiglia maldetta quella dei Caiafa dei Quartieri Spagnoli: padre e figlio ucciso in circostanze diverse e un figlio 18enne arrestato per aver ucciso il cugino mentre maneggiava una pistola.
Nella notte del 4 ottobre 2020, un tentativo di rapina a Napoli si trasformò in una tragedia. Luigi Caiafa, in sella a uno scooter rubato insieme al complice Ciro De Tommaso (figlio del noto Genny ‘a Carogna), cercò di rapinare un gruppo di ragazzi in auto in via Duomo.
La situazione degenerò quando una pattuglia della polizia intervenne. De Tommaso puntò la pistola contro gli agenti, mentre Caiafa incitava il complice a sparare. Uno dei poliziotti, sentendosi minacciato, fece fuoco, colpendo mortalmente Caiafa.
La morte di Caiafa scatenò un’accesa polemica, con la famiglia che accusò la polizia di esecuzione. Tuttavia, un’attenta indagine giudiziaria smentì questa tesi.
Il giudice concluse che il poliziotto aveva agito legittimamente in difesa propria e dei suoi colleghi, trovandosi di fronte a una situazione di grave pericolo.Ciro De Tommaso, il complice di Caiafa, fu condannato a 6 anni e 2 mesi per rapina.
Il padre di Luigi, Ciro Caiafa, fu ucciso in un agguato a Napoli due mesi dopo la morte del figlio. Una vera e propria esecuzione di camorra la sua: l’uomo si trovava in un basso di Sedil Capuano a Napoli, dove si stava facendo fare un tatuaggio.
Era il 31 dicembre del 2020: i killer entrano da una finestra e freddarono Ciro Caiafa mentre era seduto sul lettino del tatuatore. I colpi non gli lasciarono scampo ferendo anche il tatuatore 28enne, incensurato, fortunatamente in maniera non grave.
E da ieri pomeriggio Renato Benedetto Caiafa si trova in stato di fermo nel carcere di Poggioreale perchè accusato di porto e detenzione di arma clandestina e ricettazione. Ma soprattutto indagato per l’omicidio colposo del cugino Arcangelo Correra.
Il ragazzo ha fatto ritrovare l’arma (una Beretta calibro 9×21) e ha confessato ieri pomeriggio in Questura davanti al pm e alla presenza del suo avvocato: “Che guaio ho combinato. Non pensavo che fosse vera, non avevo mai visto una pistola prima. Stavamo giocando. Ho capito tutto solo quando ho visto il sangue sul corpo di Arcangelo.Non volevo, non volevo”.
Ora la squadra di mobile di Napoli continua gli approfondimenti di indagini per risalire a chi ha venduto l’arma e a chi ma anche se oltre a un terzo cugino di 17 anni al momento dell’uccisione di Arcangelo Correa vi erano altre persone presenti.
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