A Napoli, i social continuano a essere un palcoscenico per baby gang e giovani criminali che, con sempre maggiore arroganza, si mostrano in atteggiamenti minacciosi, mimando il gesto della pistola.
Il tutto accompagnato da musiche e testi che esaltano la cultura camorrista. Tra i protagonisti delle ultime segnalazioni spicca il figlio di una nota tiktoker, già coinvolto in episodi di offese e minacce rivolte al deputato di Alleanza Verdi Sinistra, Francesco Emilio Borrelli, all’interno della Galleria Umberto. Nuovi video a lui segnalati mostrano la persistenza di questo atteggiamento.
Inoltre, non mancano i messaggi di sostegno rivolti a Francesco Pio Valda, presunto responsabile dell’omicidio di Francesco Pio Maimone, ucciso agli chalet di Mergellina al termine di una lite scatenata per un banale pestone, evento di cui Maimone era completamente estraneo.
Gli amici di Valda, all’indomani della richiesta di ergastolo avanzata dal PM, scrivono sui social: “Non alzate ancora i bicchieri, non è ancora finita”. Una realtà inquietante che sottolinea quanto sia radicata e spavalda questa cultura criminale, nonostante le tragedie recenti: tre morti in una sola settimana non sembrano aver lasciato alcun insegnamento.
“I messaggi di sostegno e incoraggiamento al presunto killer di Francesco Pio Maimone sono una vergogna inaudita e rappresentano il vero malessere che attanaglia una parte della gioventù della nostra città, affascinata dalla cultura camorrista fino al punto di non provare alcun pentimento e il minimo rimorso per uno degli omicidi più tragici avvenuti a Napoli, dove ha perso la vita un giovane che si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Centrato da un colpo di pistola esploso dopo una rissa scoppiata per futili motivi, della quale era estraneo, con un corollario altrettanto vergognoso di omertà e tentativi di far ritrattare i testimoni dell’accaduto. Stringendoci attorno alla famiglia Maimone siamo riusciti a scongiurare l’ipotesi che il colpevole la faccia franca.
Per ciò che riguarda poi i video ricordo che la madre di uno dei protagonisti, una tiktoker molto impegnata nel promuovere l’illegalità diffusa, aveva promesso solennemente che dopo le minacce e gli insulti a me rivolti e gli inni alla camorra dei suoi amici, avrebbe punito severamente il figlio.
Non avevamo dubbi sul fatto che ciò non sarebbe accaduto e soprattutto che il figlio avrebbe perseverato nel promuovere la violenza e l’uso delle armi insieme alla sua gang. Una cultura criminale fortemente radicata in alcune famiglie e in alcuni territori che continua a proliferare seminando paura e morte tra Napoli e provincia. Tre giovanissime vittime di questa follia criminale non hanno insegnato nulla e non hanno scosso le coscienze di chi è abituato a crescere in contesti dove le baby gang e i clan dettano la loro legge”.
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