Un lavoratore ha registrato livelli di radioattività sopra la norma. Scattano i controlli e l’interrogazione parlamentare. Nessun rischio per l’ambiente esterno, ma le indagini continuano. All’interno del Centro di Ricerca ENEA di Casaccia, situato alla periferia nord di Roma, è stato rilevato un caso di contaminazione da plutonio su un lavoratore. Durante le consuete attività di gestione dei rifiuti radioattivi, il dipendente ha mostrato livelli di radioattività superiori alla norma. Tuttavia, le prime analisi hanno escluso rischi immediati per la salute dell’uomo e per l’ambiente esterno.
Secondo Sogin, la società pubblica che gestisce il sito dal 2003, l’evento è stato registrato il 21 novembre. “I monitoraggi hanno dato risultati confortanti”, ha dichiarato la società, che ha escluso categoricamente qualsiasi contaminazione ambientale. La vicenda è emersa dopo un’interrogazione parlamentare presentata da alcuni deputati del Partito Democratico al ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto. I parlamentari hanno chiesto chiarimenti in merito a una presunta contaminazione presso l’ex sito nucleare, citando “notizie di stampa” che parlavano di un operaio esposto al plutonio.
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L’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare (ISIN) ha confermato di aver avviato un’ispezione immediata, raccogliendo le testimonianze dei responsabili. Al momento, le autorità escludono gravi conseguenze, ma una seconda ispezione è già stata programmata per approfondire la dinamica dell’incidente. “Resta fondamentale accertare come sia avvenuta la contaminazione in un ambiente che dovrebbe garantire la massima sicurezza”, ha precisato ISIN.
Il direttore del Dipartimento Nucleare dell’ENEA, Alessandro Dodaro, ha spiegato che le quantità di plutonio presenti nel centro sono minime e che i protocolli di sicurezza sono estremamente rigorosi. “È possibile che il lavoratore sia accidentalmente entrato in contatto con una quantità infinitesimale di plutonio. I nostri controlli sono talmente accurati che rileviamo anche tracce non pericolose per la salute”, ha dichiarato Dodaro, aggiungendo che episodi simili si sono verificati in passato per la presenza di uranio naturale nelle acque della zona, senza alcun impatto sulla salute.
Il Centro di Casaccia, nato come polo di ricerca sul nucleare, è stato riconvertito negli anni ’80 in un centro dedicato ad ambiente ed energia. Fino al 1987, qui si studiava la produzione di plutonio dall’uranio. Dopo l’uscita dell’Italia dal nucleare, il materiale è stato trasferito negli Stati Uniti, ma nei macchinari del centro rimangono ancora pochi grammi per attività di ricerca e smaltimento.
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