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Napoli, “Pucundria”, il nuovo libro di Maria Rosaria Selo

“Ho cercato di dare umanità e voce alle donne del carcere di Pozzuoli”
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Dopo il successo di “Vincenzina ora ora lo sa”, Maria Rosaria Selo, scrittrice e sceneggiatrice di cortometraggi, vincitrice di numerosi premi, si ripresenta sulla scena letteraria con il romanzo “Pucundria” edito da Marotta e Cafiero.

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Il debutto, sancito lo scorso 12 novembre a Napoli, dalla presentazione presso il Bookstore Mondadori della Galleria Umberto I, è stato accompagnato dagli interventi di esponenti di spicco del territorio partenopeo.

Presenti in sala, oltre ad un caloroso e folto pubblico, Miryam Gison della nota libreria “La bottega delle parole “di San Giorgio a Cremano, che ha moderato l’incontro; il Direttore della casa editrice Marotta e Cafiero, Rosario Esposito La Rossa; il Garante della Regione Campania Samuele Ciambriello; Imma Carpiniello della Cooperativa Sociale “Lazzarelle”. La lettura di alcuni passi del libro è stata invece affidata all’emozionante interpretazione dell’attrice Adele Pandolfi.

La Selo, nota per la sua capacità di esplorare l’animo umano con delicatezza e sensibilità,  rinnova il desiderio di raccontare le donne, i loro dolori, le loro vite intense. Lo fa specchiandosi in queste, riconoscendogli il coraggio, l’amore e, soprattutto, il valore della dignità dimenticata.

Un intento più che mai realizzato in questo suo nuovo romanzo ambientato nel carcere femminile di Pozzuoli. Storica realtà su un territorio oltraggiato dai continui bradisismi, che hanno finito per deciderne il destino con la chiusura per inagibilità a maggio di quest’anno.

“Pucundria”, termine che indica un tipico sentimento napoletano d’inesprimibile malinconia, è la sensazione che la Selo ha provato entrando nella casa circondariale, incrociando lo sguardo delle sue ospiti. Ospiti e non detenute,  sottolinea l’autrice, perché in quel carcere alle donne recluse veniva riservato rispetto.

Adottare una   terminologia profondamente umana, ribadisce la Selo, è ulteriore indice dell’eccellenza di questa struttura. Il carcere di Pozzuoli infatti, grazie all’attività della Cooperativa sociale “Lazzarelle, è fiore all’occhiello nell’ambito del reinserimento al lavoro, ma è altresì celebre per le tante attività che si svolgevano concretamente all’interno.

La voce di queste donne dilaniate dalla mancanza degli affetti, soprattutto oggi che molte di loro sono state trasferite lontano, nel romanzo è interpretata dalle due protagoniste Anna e Teresa che, dice la Selo, sono  inciampate nella vita. Condizione che con la  sua penna intinta nel cuore, esprime nel libro per effetto di suggestive quanto autentiche pennellate di realtà: ” …vivono con un pugno di ricordi amari in petto, con il cuore nel fango sempre”.

Come scritto in una nota del libro, questo romanzo è  nato per un’esigenza di cuore, la stessa a cui si appella  il Garante della Regione, Samuele Ciambriello, rivolgendo  al pubblico del bookstore Mondadori l’invito ad osservare  il carcere in assenza di  pregiudizi e stereotipi: “Punire è una parola drammatica che questo romanzo riscrive.[…] Mi piace in questo romanzo che la malinconia possa diventare speranza, in modo da guardare il carcere da un altro punto di vista. […]Voi qui presenti siete uomini e donne della speranza e  l’indignazione e il coraggio sono le virtù dell’uomo e la donna della speranza.  Il coraggio di cambiare le cose che non vanno e che vanno denunciate.”

Anche Rosario Esposito La Rossa, direttore della casa editrice Marotta e Cafiero, che per la prima volta pubblica Maria Rosaria Selo, ha espresso gratitudine all’autrice con evidente soddisfazione per il risultato con lei conseguito: ”Questo per noi non è un libro normale, è il libro dell’anno con cui andiamo a segnare un salto, non siamo più la piccola casa editrice di periferia. […] Con Rosi siamo riusciti a fare quel salto non solo perché abbiamo intercettato una delle più brave scrittrici della nostra regione, ma l’abbiamo convinta perché abbiamo una distribuzione nazionale, perché facciamo promozione, abbiamo un progetto.”

“Pucundria” è dunque soprattutto la voce della donna che lo ha concepito con amore, plasmandone l’intensità con il buio che  arriva dal mondo delle donne in qualche modo calpestate dalla realtà. Un buio in cui però scorgere un puntino luminoso che dà visibilità e  speranza a chi nella vita non crede più. Un punto di vista che l’autrice racchiude in poche, significative parole: “Ho cercato di dare umanità e voce a loro in questa storia, perché è quello che si dovrebbe fare scrivendo”.

RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo pubblicato il giorno 16 Novembre 2024 - 12:25



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