Dopo sei anni dalla morte di V.T., ex dipendente della raffineria Kuwait (ex Mobil Oil Italiana), arriva una sentenza storica. Il giudice del Lavoro del tribunale di Roma ha accertato la responsabilità dell’azienda per il decesso dell’uomo, condannandola a risarcire la famiglia con oltre 1,5 milioni di euro. V.T., scomparso nel dicembre 2016 a 70 anni, era stato vittima di mesotelioma pleurico, una forma di cancro causata dall’esposizione prolungata all’amianto.
Per 22 anni, l’operaio aveva lavorato nella raffineria di Napoli, prima come pompista e poi come conduttore di caldaie e impianti nella centrale termoelettrica. L’Inail aveva già riconosciuto la natura professionale della malattia, e ora anche la giustizia ha stabilito che la raffineria non aveva adottato adeguate misure di sicurezza per proteggere i lavoratori dall’“amianto killer”.
Nel ricorso presentato dai familiari, si evidenziava come V.T. fosse stato esposto a polveri e fibre di amianto “direttamente, indirettamente e per contaminazione ambientale”, lavorando a stretto contatto con tubazioni, guarnizioni e cavi contenenti amianto, spesso accanto a tecnici della manutenzione che manipolavano questi materiali senza che venisse disposto il fermo degli impianti. Inoltre, l’uomo non era stato dotato di mascherine protettive né erano presenti cappe di aspirazione negli ambienti di lavoro.
La sentenza ha riconosciuto un risarcimento di 444.787 euro per la famiglia, più circa 300mila euro ciascuno per la vedova e i tre figli. L’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) e legale della famiglia, ha definito questa pronuncia “un passo cruciale” per il riconoscimento del rischio amianto nel settore petrolchimico, un’industria che registra un’elevata incidenza di malattie correlate, come mesotelioma, tumore del polmone e della laringe. “Questa sentenza deve spingere le istituzioni ad accelerare la bonifica del SIN (Sito di Interesse Nazionale) di Napoli”, ha dichiarato Bonanni, sottolineando l’urgenza di mettere in sicurezza i luoghi contaminati per evitare nuove tragedie.