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Nel contesto della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’udienza presso la corte d’Assise di Milano ha visto oggi al centro dell’attenzione il processo relativo all’omicidio di Giulia Tramontano. Alessandro Impagnatiello, il fascicolo dell’accusato, potrebbe chiudersi con una richiesta di ergastolo e isolamento diurno per 18 mesi da parte della procura. L’imputato deve rispondere di un delitto considerato particolarmente efferato, con elementi di premeditazione, un forte legame affettivo e dettagli di particolare crudeltà.
Nel corso del processo, la pm Alessia Menegazzo ha descritto gli eventi come un “viaggio nell’orrore”. La difesa dell’imputato, definito dalle parole della pubblica accusa come “narcisista, psicopatico, manipolatore”, ha evidenziato una strategia complessa messa in atto per nascondere l’omicidio. Nonostante gli sforzi, il tentativo di simulare la scomparsa di Giulia non ha retto e, con la pressione della procura, l’imputato ha finito per confessare il delitto e indicare la posizione del corpo della giovane donna.
Mentre si attende la decisione della prima corte d’Assise, la famiglia Tramontano non perde occasione di chiedere giustizia per Giulia e il piccolo Thiago. La voce del padre continua a farsi sentire, sottolineando che la richiesta di ergastolo non è motivata da desiderio di vendetta, bensì da una ricerca di rispetto e giustizia per la figlia e il nipote mai nato. Il ricordo di Giulia è rimasto vivo, simbolizzato dalle parole e dai gesti quotidiani dei suoi cari, che continuano a spezzare l’indifferenza con il loro dolore e la loro determinazione.
L’udienza si svolge con la risolutezza di chi cerca di garantire che la giustizia non sia solo un concetto astratto, ma un diritto tangibile e una realtà per tutte le vittime di violenza di genere. La sentenza, attesa nelle prossime ore, sarà un punto decisivo in questo doloroso capitolo della cronaca giudiziaria.
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E' molto triste che una cosa del genere sia successa a Giulia, la giustizia deve essere fatta. Speriamo che la corte prenda la decisione giusta e non solo per il caso specifico, ma anche per tutte le donne che hanno sofferto.