Sono destinate a far discutere le dichiarazioni, rilasciate all’Ansa e poi diffuse sul web, di Emilia Galante Sorrentino, sostituto procuratore presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli.
La pm fa un amara ma attenta riflessione ed analisi della situazione della criminalità giovanile in città dopo l’ultimo omicidio del 18enne incensurato Arcangelo Correra morto per mano del cugino Renato Benedetto Caiafa mentre maneggiava una pistola.
“Siamo in guerra. E in contesti del genere occorre schierare l’esercito. Purtroppo, a malincuore lo dico, la città va blindata con forze dell’ordine ed esercito e non solo fino alle 24.00 perché dopo quell’ora la strada resta alla mercè di delinquenti. E poi occorrono telecamere ovunque perché vi sono diritti primari da tutelare rispetto a quello che può essere il diritto alla privacy”.
Per il magistrato “siamo di fronte a due situazioni diverse e parallele”, perché “da un lato abbiamo una camorra 2.0 che arma anche i minorenni, si avvale di loro, come per lo spaccio, anche per sparare, confidando in una giustizia a maglie più larghe, sul fatto che hanno una maggiore dimestichezza del territorio. Un nuova modalità di agire della camorra”.
“Dall’altro vi è un problema culturale: è una mentalità camorristica che si sta diffondendo tra i giovani nel senso che è un modello dal quale loro restano affascinati perchè li porta a sentirsi forti, branco e ad avere il controllo del territorio. Questo in virtù anche di un malinteso senso di appartenenza a un gruppo”.
E a tale proposito cita l’esempio della lite tra studenti dei due licei napoletani a Chiaia. “Episodi che capitavano anche un tempo, ma con una violenza non grave fino a questo punto perché ora c’è un problema culturale diverso, c’è un cattivo modo di intendere l’appartenenza a un gruppo.
E in questo noi dobbiamo farci sentire anche dai presidi, dagli educatori. E’ un problema culturale: si sta diffondendo una mentalità camorristica. Un modo camorristico di risolvere i conflitti, anche i più banali come la scarpa pestata, la fidanzata che sta con un altro”.
“Siamo passati nel giro di pochi anni dalle testate in bocca, ai coltelli, alle pistole…”
E naturalmente la riflessione si concentra sul problema delle armi che girano. “Siamo passati nel giro di pochi anni dalle testate in bocca, ai coltelli, alle pistole, il tutto aggravato spesso dall’abuso di droghe. C’è una facilità enorme di procurarsi un’arma, con pochi soldi i ragazzi riescono a comprarle dai social o su internet.
Anche perché, sempre con pochi soldi, riescono a farsi modificare da fabbrichette balorde armi che nascono come pistole a salve e che diventano idonee allo sparo”.
E per questo cje pm parla di “Uno scenario ‘da guerra’ che, come tale richiede misure forti: “blindare la città e occhi elettronici ovunque. Ma servono anche modelli educativi alternativi. “C’è un problema di politica dell’investimento nella cultura, nelle scuole, nella formazione e nel lavoro”.
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