Napoli. “Una lacerante ferita che non si rimargina.” Così Antonella Silvestri descrive il dolore straziante che la consuma da quando suo figlio, il 19enne Arcangelo Correra, è stato barbaramente ucciso dal suo amico Renato Caiafa, la mattina del 9 novembre scorso,
In una lettera straziata dal dolore, pubblicata stamane sul Il Mattino, la donna rivolge un grido disperato al mondo, un lamento di una mamma che a circa un mese di distanza dalla morte del figlio non riesce a trovare serenità. E come potrebbe?
“Sono le quattro del mattino e il mio cuore si spezza in mille frammenti, proprio come in quel maledetto giorno,” scrive la donna. Ogni alba è una nuova pugnalata, un promemoria crudele di un’assenza incolmabile. Antonella non è più una donna, ma un’anima in pena, sospesa tra la vita e la morte, legata a questa terra solo dal filo spezzato della speranza.
La sua rabbia si rivolge soprattutto a Renato Caiafa, il giovane accusato di aver tolto la vita a suo figlio. “Hai capito chi ti ha ucciso, mentre tu cercavi di insegnargli l’amore?” si domanda, rivolgendosi a Arcangelo come se fosse ancora presente. La fiducia che aveva riposto in quel ragazzo si è trasformata in un’amara consapevolezza: è stata proprio quella fiducia a condurla all’inferno.
“L’invidia,” accusa Antonella, “è stata la tua rovina, figlio mio.” E rivolgendosi all’assassino, aggiunge: “Hai avuto il coraggio di definire ‘giocattolo’ l’arma che ha spezzato la vita di tuo padre e di tuo fratello? Non provi un briciolo di rimorso?”
La lettera di Antonella è un grido di dolore, ma anche un appello alla giustizia. La donna chiede che venga fatta piena luce sulla vicenda e che il responsabile paghi per il suo crimine. “Basta omertà!” tuona. “Voglio giustizia per mio figlio e per tutte le vittime innocenti.”
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Non so come si possa vivere in queste situazioni, il dolore che provano le famiglie è inimmaginabile. La lettera di Antonella è un chiaro esempio di quanto sia difficile superare una perdita così grande e terribile, spero che la giustizia venga fatta.