Ercolano. Si ipotizzano i reati di omicidio colposo plurimo e disastro colposo nell’ambito delle indagini sull’esplosione di una fabbrica abusiva di fuochi d’artificio avvenuta ieri, che ha provocato la morte di tre giovani: un ragazzo di 18 anni, padre di un bimbo di 4 mesi, e due sorelle gemelle di 26 anni.
L’onda d’urto ha proiettato il corpo del 18enne a decine di metri dal luogo dell’esplosione; la salma è stata recuperata e trasferita al secondo Policlinico di Napoli, dove sarà eseguito l’esame autoptico.
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Oggi si prevede il recupero dei corpi delle altre due vittime, poiché ieri le operazioni erano state sospese per il rischio di ulteriori esplosioni, dato che l’area era disseminata di polvere pirica e botti inesplosi.
Nel frattempo, i carabinieri hanno identificato il proprietario dell’immobile, adibito illegalmente alla produzione di fuochi d’artificio: un uomo di 38 anni, che si è presentato agli inquirenti accompagnato dal suo avvocato, senza però rilasciare dichiarazioni. La sua posizione è ora al vaglio del sostituto procuratore di Napoli, Vincenzo Toscano.
Dalle indagini è emerso che l’intestatario dell’appartamento trasformato in fabbrica abusiva sarebbe addirittura la figlia di soli 13 anni. Quindi minore di 14 anni e non imputabile. Un disegno studiato evidentemente a tavolino. Resta da stabilire come sia stato possibile una cosa del genere.
Le forze dell’ordine stanno indagando sulle cause della deflagrazione, che al momento rimangono incerte. Per motivi di sicurezza, l’area è interdetta al passaggio di veicoli e pedoni. Nelle prossime ore, gli artificieri dei carabinieri procederanno alla bonifica della zona, seguiti dai vigili del fuoco che rimuoveranno le macerie. Successivamente, si provvederà alla messa in sicurezza dell’intera area.
“Sono affranto. La notizia della morte delle gemelle Sara ed Aurora Esposito, rimaste vittima dell’esplosione di Ercolano insieme con Samuele Tafciu è stata una doccia fredda per tutta la comunità. La morte non può essere il prezzo che deve pagare chi, pur di sbarcare il lunario, accetta un lavoro che lavoro non è”.
Lo ha detto Peppe Jossa, sindaco di Marigliano, la città in cui risiedevano le due giovani coinvolte nell’esplosione di una fabbrica di fuochi d’artificio abusiva, “vittime sacrificali” come le definisce il primo cittadino.
“Se gli inquirenti confermeranno quanto emerso in queste ore, i tre ragazzi non potranno nemmeno essere iscritti nella altrettanto triste lista delle morti bianche, ma in quella dei tanti fantasmi del lavoro senza regole, senza sicurezza e senza futuro”, prosegue il primo cittadino. “A nome della comunità mi stringo intorno alla famiglia di Sara ed Aurora alle quali non faremo mancare calore e sostegno”, conclude Jossa
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