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Il figlio di Vassallo: ‘Fare luce su chi ha rallentato indagini’

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Antonio Vassallo, figlio del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo interviene in merito agli arresti per l’omicidio del padre avvenuto nel settembre 2010 a Pollica a poca distanza dalla sua abitazione e mentre il primo cittadino stava per fare rientro.

“È una realtà che non riguarda solo noi, figli e familiari, ma deve far male a tutto il Paese. Sapere che le persone che ti devono difendere sono i presunti colpevoli di questo omicidio fa veramente male”.

“Fa veramente male sapere che le indagini siano state rallentate dal fatto che all’inizio una delle persone di cui non si sospettava era proprio la figura, che veniva elogiata, di questo colonnello Cagnazzo. Credo che questo ha rallentato molto le indagini.

Molte cose non vere sono state dette proprio per rallentare le indagini stesse. Quindi approfondire anche questi punti, puntare il dito nei confronti di chi ha raccontato fandonie, di chi non ha collaborato, anche persone del mio stesso paese. Spero verranno portate alla luce tutte queste dinamiche”.

“Naturalmente – ha aggiunto Antonio Vassallo – un plauso va a chi ha lavorato a questa indagine, a chi ci ha sempre creduto, a chi veramente ci ha portato una forte verità dopo 14 anni”.

“Noi in questo percorso siamo sempre stati di supporto agli inquirenti, abbiamo sempre dato fiducia nei confronti dello Stato, non abbiamo mai chiesto niente se non questo: conoscere assolutamente la verità. Ed è questo che vogliamo ancora oggi.

Oggi non abbiamo la verità assoluta su tutta la dinamica della vicenda ma abbiamo un punto importante, delle persone che sono in carcere, quindi bisogna partire da questo punto e capire cosa sia successo, per quale motivo è stato commesso questo omicidio. Lo abbiamo sempre chiesto e questo continueremo a chiedere”.

“Dopo 14 anni è una svolta che non avevamo mai vissuto, erano nomi che conoscevamo perché erano oggetto d’indagini, nelle nostre dichiarazioni venivano spesso poste domande su queste persone che sono state arrestate. Ma non avevamo la certezza che poteva essere questo il filone delle indagini. A noi gli inquirenti raccontavano poco o niente”.

“Ora siamo curiosi di approfondire questa vicenda che abbiamo conosciuto in questo percorso e prima non ne conoscevamo assolutamente la dinamica. Non capivamo cosa poteva essere successo, non conoscevamo questo filone, di questa droga che arrivava e che non abbiamo mai visto. Tutta questa realtà che mio padre aveva conosciuto ancor prima di tanti investigatori e inquirenti”.


Articolo pubblicato il giorno 7 Novembre 2024 - 14:42 / di Cronache della Campania


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