Napoli. Non un colpo di scena ma un’ammissione parziale forse dovuta anche all’onda emotiva e a tutte le polemiche che si stanno scatenando dopo l’omicidio del giovane calciatore Santo Romano ad opera di un 17enne di Barra suo conoscente.
E così stamane Francesco Pio Valda a processo per l’omicidio dell’innocente pizzaiolo di Pianura, Francesco Pio Maimone ha ammesso di aver sparato in aria, sentendosi “accerchiato”, di aver ricevuto un calcio e di aver sentito altri spari oltre ai suoi, prima di fuggire.
Ha dichiarato di non sapere come fosse morta la vittima e ha comunque chiesto scusa alla famiglia.
Con queste le dichiarazioni rese stamattina in aula Francesco Pio Valda, i cerca di attenuare la sua posizione. Nel processo, avanti alla Corte di Assise per l’omicidio di Francesco Pio Maimone, ucciso con un colpo di pistola la sera del 19 marzo 2023 sul lungomare di Mergellina a Napoli figurano anche i suoi complkici tra cui la sorella e la nonna.
Nel corso dell’udienza è stato letto un memoriale presentato da uno degli imputati, Giuseppe Perna che si è dichiarato estraneo ai fatti.
L’imputato Giuseppe Perna. “Sono scappato quando ho sentito gli spari”
“Era il mio onomastico e decidemmo di festeggiare – ha scritto Perna – una serata normale: ho incontrato mio nipote Sainz e Rocco Sorrentino (già condannato per il possesso di una pistola, forse quella usata da Valda)… è successa una discussione con un altro gruppo…
mi sono intromesso per calmare gli animi ma la situazione ha preso un’altra piega… i ragazzi erano stavano ‘accelerati’ (agitati)… e quindi iniziai a scappare… ho sentito gli spari e scappai dietro mio nipote Sainz Pasquale… sono innocente e mi sono comportato da persona buona che non voleva litigare… lo hanno detto anche i testimoni”.
Articolo pubblicato il giorno 7 Novembre 2024 - 12:14
È una situazione davvero triste, speriamo che si faccia giustizia per la vittima e che tutti i responsabili paghino per quanto fatto.
Le dichiarazioni dell’imputato sembrano contraddittorie, ma bisogna aspettare il verdetto della Corte di Assise per capire la verità.