Napoli. “Trentacinque anni. Trentacinque anni di silenzio assordante, di ingiustizia inaccettabile, di una ferita che non si rimargina.
La strage di Ponticelli ha strappato mio padre alla vita, e con lui un pezzo del mio cuore. Eppure, i responsabili sono ancora liberi, protetti da un muro di omertà e complicità”.
A parlare è Marco De Cicco, figlio di Gaetano, una delle vittime innocenti della strage del bar Sayonara di Ponticelli, al giro di boa dei 35 anni della sparatoria tra clan che uccise due affiliati di camorra e quattro passanti innocenti, tra cui suo padre, non nasconde l’amarezza per una giustizia rimasta incompiuta.
“La camorra ha seminato morte nel nostro quartiere, ma non ha spezzato la nostra voglia di giustizia. La comunità si stringe attorno alla memoria delle vittime innocenti, ma la rabbia è ancora viva. La rabbia di chi ha visto spegnere una vita, di chi ha visto sfaldare una famiglia, di chi ha visto la legalità calpestata”.
Durante il corteo commemorativo organizzato da Libera per onorare le vittime, Marco De Cicco ha condiviso la sua esperienza di figlio segnato da una tragedia che ha lasciato ferite ancora aperte nella comunita’.
“I giovani sono la nostra speranza, la nostra forza. Vederli partecipare alle commemorazioni mi riempie il cuore di orgoglio. Ma il loro impegno non basta. Occorre che le istituzioni si assumano le loro responsabilità, che la magistratura faccia tutto il possibile per assicurare i colpevoli alla giustizia. Non possiamo permettere che l’omicidio di mio padre e degli altri innocenti resti impunito.
Chiedo a tutti voi, istituzioni, cittadini, giovani, di non dimenticare. Di non abbassare la guardia. Di continuare a lottare per la verità e per la giustizia. Perché solo così potremo onorare la memoria delle vittime e costruire un futuro migliore, libero dalla paura e dalla violenza.”
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