Salvata da un’asta giudiziaria, l’ex fabbrica Olivetti di Marcianise, un tempo fondamentale motore dell’industria nel Casertano, si avvia a diventare un pezzo di archeologia industriale.
La Commissione regionale per il patrimonio culturale della Campania ha infatti dichiarato con apposito decreto il complesso industriale come bene di interesse culturale particolarmente importante, accogliendo la proposta avanzata dalla Soprintendenza dei Beni culturali di Caserta e Benevento, a sua volta sollecitata dal Consorzio Asi (Area Sviluppo Industriale) di Caserta.
La presidente Asi Raffaela Pignetti aveva scritto una prima volta nel febbraio 2023 alla Soprintendenza chiedendo di avviare l’iter per la dichiarazione di interesse culturale dell’ex fabbrica Olivetti, poi aveva inviato una seconda lettera e si era rivolta al ministro della Cultura Sangiuliano, e così qualche mese fa è partito l’iter che ha portato al riconoscimento dell’interesse culturale del bene.
Soddisfatta Pignetti, secondo cui “la dichiarazione dell’interesse culturale per l’Ex Olivetti salvaguarda l’eccezionale valore di un bene di rilevanza storica, che con orgoglio resta tutelato a favore della comunità.
La tutela del patrimonio archeologico-industriale, il recupero ambientale e il rilancio dell’area industriale sono le priorità assolute che questa amministrazione si è data”: L’ex fabbrica Olivetti, progettata dagli architetti Marco Zanuso ed Eduardo Vittoria e completata nel 1970, si estende su un’area complessiva di 500.000 metri quadrati, di cui solo 60.000 circa di superficie coperta.
Il complesso industriale è stato considerato tra le opere dell’architettura contemporanea di particolare valore testimoniale per la storia della tecnica e per le innovative metodologie realizzate, nonché fortemente rappresentativo dell’industria del tempo.
La fabbrica ex Olivetti è poi passata di mano tra vari gruppi industriali, per essere definitivamente dismessa nel 2010 dopo il fallimento dell’ultimo gruppo industriale ad averla acquisita.
Da allora è stata progressivamente svuotata di tutto ciò che si poteva rimuovere, come segnalato dalla stessa Pignetti alla Soprintendenza, e persino il Parco dei pini italici disegnato dall’architetto paesaggista Pietro Porcinai, è andato distrutto.
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