In una giornata di ordinaria amministrazione, Napoli si è trasformata in un palcoscenico di scontro sociale.
Centinaia di disoccupati di lunga durata, appartenenti al Movimento di lotta – Disoccupati 7 novembre, hanno circondato Palazzo San Giacomo, la sede del Comune, trasformando la piazza in un campo di battaglia civile.
“Gli impegni assunti vanno mantenuti!”, hanno urlato a squarciagola, mentre le forze dell’ordine, in assetto antisommossa, cercano di contenere la folla inferocita. Scudi, caschi e manganelli si scontrano con cartelli e striscioni, in un crescendo di tensione che tiene con il fiato sospeso l’intera città.
I manifestanti, molti dei quali disoccupati da anni, hanno chiesto a gran voce l’attivazione di progetti di pubblica utilità, un’ancora di salvezza per chi ha perso ogni speranza. “Vogliamo lavorare, non elemosinare!”, gridano, mentre tentano di sfondare i cordoni della polizia.
All’interno di Palazzo San Giacomo, l’amministrazione comunale è sotto assedio. L’assessora al Lavoro, Chiara Marciani, è da ore in trattativa con una delegazione dei manifestanti, ma le promesse sembrano vane. Il sindaco, intanto, resta in silenzio, lasciando i suoi cittadini in balia della rabbia e della disperazione.
La città, paralizzata dallo scontro, assiste attonita a questa scena. Negozi chiusi, traffico bloccato, la vita quotidiana si è fermata. Napoli, una volta città gioiosa e accogliente, oggi è lo specchio di un disagio sociale profondo e radicato.
La protesta, iniziata come una scintilla, rischia di diventare un incendio incontrollabile.
Articolo pubblicato il giorno 12 Novembre 2024 - 21:13