Un altro uomo lasciato solo a morire in carcere: V.B., 53 anni, si è tolto la vita nella sua cella del carcere di Santa Maria Capua Vetere, l’ennesima vittima di un sistema carcerario che sembra aver perso ogni umanità.
Dietro ogni numero, ogni statistica, c’è una storia di sofferenza, di disperazione, di un essere umano che ha gridato aiuto senza essere ascoltato.
78 suicidi da inizio anno: questi non sono solo dati, sono vite spezzate, famiglie distrutte, un fallimento collettivo. Le carceri italiane, anziché essere luoghi di rieducazione, sono diventate delle tombe, dove uomini e donne vengono gettati via e dimenticati.
La notizia è stata diffusa dal garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà Samuele Ciambriello: ” La politica tace, ma il dolore parla. È ora di alzare la voce e dire basta a questa carneficina. È ora di smettere di nascondere la testa sotto la sabbia e affrontare la realtà”, ha spiegato.
E poi ja aggiunto: “Abbiamo bisogno di un cambio di rotta radicale, di investimenti seri nella salute mentale, nella riabilitazione e nel reinserimento sociale dei detenuti.
Non possiamo più permetterci di perdere altre vite. Ogni suicidio è un fallimento dello Stato, un’ammissione di incapacità. È tempo di agire, di umanizzare il carcere, di dare una seconda possibilità a chi ha sbagliato”.
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