Il clan camorristico Fezza-De Vivo avrebbe cercato di influenzare le elezioni amministrative nel comune di Pagani, imponendo il voto a favore di propri candidati, esterni alla coalizione poi risultata vincitrice, per poi tentare di instaurare legami con quest’ultima.
Questo è emerso dalle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Salerno, culminate nell’esecuzione di un’ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Salerno ed eseguita dai Carabinieri di Nocera Inferiore.
Sono otto le persone indagate, tre delle quali sono state poste in custodia cautelare in carcere e cinque agli arresti domiciliari. Tra gli indagati figura Alfonso Marrazzo, imprenditore con una condanna in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa e, in passato, consigliere comunale di Pagani per circa 20 anni, nonché assessore all’ambiente fino al 2016.
Le accuse, a vario titolo, comprendono i reati di condizionamento elettorale mediante minaccia, falso ideologico, turbativa d’asta, frode nelle forniture pubbliche, corruzione e favoreggiamento personale, con l’aggravante di agevolare il clan Fezza-De Vivo attivo a Pagani e nelle aree vicine.
Secondo la ricostruzione della Direzione distrettuale antimafia di Salerno, il clan Fezza-De Vivo, tramite Marrazzo e la cooperativa Pedema di cui era presidente, cercava di infiltrarsi nel sistema economico e amministrativo dell’amministrazione comunale.
In particolare, Marrazzo, attraverso la cooperativa, sarebbe riuscito a ottenere illegittimamente appalti pubblici comunali, come la gestione del cimitero, il servizio di pulizia delle strade e altri servizi urgenti, inclusi quelli legati all’emergenza Covid, in particolare per la sanificazione, eseguita in violazione del capitolato d’appalto.