Scafati. Nessuno scambio elettorale politico mafioso tra il sindaco Alberti e il clan Loreto- Ridosso: né alle amministrative, né alle regionali. E’ un’assoluzione piena quella decretata dai giudici del Tribunale di Nocera Inferiore (presidente Apicella, a latere Noscese-Palumbo) oggi pomeriggio.
Angelo Pasqualino Aliberti, l’imputato principale, arrestato nell’ambito dell’inchiesta si è sentito male ed è svenuto in aula mentre tutti i presenti applaudivano e urlavano parole di apprezzamento per la decisione dei giudici.Oltre al primo cittadino sono stati assolti ‘perché il fatto non sussiste’ anche gli altri imputati.
Ovvero la moglie di Alberti Monica Paolino, ex consigliera regionale di Forza Italia, il fratello Aniello Maurizio Aliberti, l’ex consigliere comunale Roberto Barchiesi, Andrea Ridosso (nipote del boss Romolo Ridosso), l’ex componente dello staff e factotum di Aliberti, Giovanni Cozzolino e Ciro Petrucci, ex vicepresidente dell’Acse, la società in house del Comune di Scafati che si occupa di servizi per il territorio.
Una sentenza paradosso alla luce della sentenza di condanna – passata in giudicato – con la quale furono condannati Gennaro e Luigi Ridosso, figli del boss Romolo, e Alfonso Loreto. I tre esponenti del clan Loreto-Ridosso erano accusati di aver agevolato l’elezione a sindaco di Angelo Pasqualino Aliberti nel 2013 e quella di Monica Paolino con il partito di Forza Italia alle Regionali del 2015.
I giudici hanno impiegato circa due ore, dopo la replica del pm Rocco Alfano, a emettere la sentenza. Il processo che si è concluso oggi pomeriggio, 13 novembre 2024, nasce da un’inchiesta della Dda di Salerno sulle elezioni amministrative del 2013 che videro l’elezione di Angelo Pasqualino Aliberti, attuale sindaco di Scafati, e sulle elezioni Regionali del 2015 che decretarono l’elezione di Monica Paolino alla Regione Campania.
Secondo L’accusa in entrambe le tornate elettorali, esponenti del clan Loreto-Ridosso, in particolare Luigi e Gennaro, figli del boss Romolo, e Alfonso Loreto avrebbero aiutato il politico scafatese in cambio di favori e appalti. Soddisfatti gli avvocati difensori per la sentenza che esclude ogni responsabilità degli imputati.
“C’è grande soddisfazione per una sentenza che ristabilisce la verità dei fatti – dice Roberto Canfora, difensore di Andrea Ridosso, incensurato, che avrebbe avuto un lavoro al piano di zona grazie all’intercessione dei familiari e per il quale il pm aveva chiesto 3 anni e 4 mesi di reclusione -. Il tribunale è andato oltre il muro del pregiudizio: E’ una giornata storica per Andrea Ridosso e per il sindaco di Scafati”.
Il pm aveva chiesto condanne pesantissime per tutti gli imputati: 6 anni e otto mesi per il sindaco Aliberti, 6 anni e tre mesi per il fratello Aniello Maurizio, cinque anni e 4 mesi per la moglie Monica Paolino, 5 anni e 9 mesi per Roberto Barchiesi; tre anni e quattro mesi per Andrea Ridosso; 5 anni e 4 mesi per Giovanni Cozzolino; 5 anni e nove mesi per Ciro Petrucci, ex vicepresidente dell’Acse, la società in house del Comune di Scafati che si occupa di servizi per il territorio.
I giudici si sono riservati di depositare le motivazioni della sentenza per le quali c’è grande attesa.
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