Napoli. “Nessuno può comprendere il dolore di Antonella, la mamma di Arcangelo, meglio di me. Ho provato sulla mia pelle l’incubo di un figlio coinvolto in una tragedia simile”.
A parlare è Anna Elia, mamma di Renato Benedetto Caiafa, il 19enne reo confesso dell’omicidio di Arcangelo Correra che lui chiamava “cugino” per rimarcare il vincolo di grande amicizia che li legava.
La donna ha parlato con i giornalisti de Il Mattino incontrati nello studio dell’avvocato napoletano Giuseppe De Gregorio che assiste il figlio spiegando: “Stringo a me Antonella con il cuore e sento il bisogno di urlare al mondo il nostro dolore comune”.
“Mio figlio, Renato, è un bravo ragazzo, come lo era Arcangelo. Ha appena compiuto 19 anni, sogna un futuro migliore e lavora duramente. Purtroppo, la vita gli ha già portato via troppo: cinque anni fa, ha perso il fratello e il padre. Immaginate il peso che porta sulle spalle.
Quel sabato mattina, Renato mi ha raccontato tutto con gli occhi lucidi. Mi ha ripetuto più volte: “Mamma, è stato un errore, non volevo”. Mi ha descritto la scena dello sparo, come un incubo che non riesce a dimenticare. Ha detto che la pistola è partita accidentalmente mentre la passavano di mano. Arcangelo ha cercato di minimizzare l’accaduto, ma poi ha perso conoscenza.
Sono certa che quella pistola non apparteneva solo a mio figlio. Chi possiede un’arma ha i mezzi economici, e Renato non ne ha.
Oggi mi rivolgo alle istituzioni. Chiedo che si faccia qualcosa per salvare i nostri figli. Voglio vedere più controlli, più opportunità, meno armi nelle mani dei giovani. Lo Stato, per me, è sinonimo di giustizia, di protezione. Ma spesso mi sono sentita abbandonata. Ricordo ancora quando hanno rimosso il murale dedicato a mio figlio: una sconfitta che mi ha segnato profondamente.
Non voglio più vedere altri ragazzi perdersi in questa spirale di violenza. Voglio un futuro migliore per loro, un futuro dove possano crescere e realizzare i loro sogni”.
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