Dazn è stata diffidata da Agcom per le segnalazioni errate su Piracy Shield, la piattaforma nazionale anti-pirateria. Come pubblicato da Wired, il provvedimento è arrivato dopo il fattaccio di sabato scorso che ha causato il blocco del servizio di Google Drive.
Il Piracy Shield è una piattaforma in grado di oscurare in automatico i siti web entro 30 minuti dalla segnalazione gli indirizzi Ip ritenuti responsabili di trasmettere partite di calcio e altri eventi sportivi senza averne diritto. Ma se poi le segnalazioni sono sbagliate ? Se riguardano IP “validi” di servizi importanti appunto come quelli di Google ? Che si fa ?
Una recente comunicazione di Agcom rivela che
“il Consiglio dell’Autorità, durante la riunione odierna, alla luce della relazione tecnica presentata dagli uffici competenti sull’evento verificatosi sabato sera in merito a una segnalazione di blocco erroneamente attribuita a Google Drive, ha deciso di diffidare Dazn, in qualità di segnalatore accreditato sulla piattaforma Piracy Shield, a garantire la massima diligenza e rigore nella presentazione delle richieste di blocco e nella raccolta delle prove correlate. L’Autorità si riserva di adottare tutti i provvedimenti necessari in caso di inadempienza.”
In sintesi Dazn ha avviato una segnalazione errata contro Google. Ed inoltre secondo delle fonti consultate da Wired non è solo Dazn ad inviare segnalazioni errate. La diffida di Agcom verso Dazn è stata fatta anche per proteggersi da eventuali (e probabili) ricorsi da parte di Google.
Durante il question time alla Camera dei Deputati di mercoledì 23 ottobre, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha commentato l’erronea segnalazione dell’indirizzo IP della CDN di Google. “La piattaforma funziona”, ha dichiarato Urso, sollecitando “il pieno e leale coinvolgimento di diversi attori interessati, inclusi i fornitori di servizi internet, i titolari dei diritti e Agcom”.
Riguardo agli incidenti, il ministro ha affermato: “Gli eventuali disservizi potranno essere ridotti quanto più gli operatori iscritti alle piattaforme contribuiranno a inserire nella white list i servizi legittimi per evitare che vengano erroneamente bloccati
”.Esiste anche una white list , ovvero elenchi di risorse internet che non devono essere bloccate, anche in caso di segnalazioni errate da Piracy Shield. Tuttavia, il blackout della CDN di Google ha dimostrato che risorse ampiamente utilizzate non sono incluse.
Secondo Agcom, le white list contengono complessivamente 11.000 elementi, tra cui siti istituzionali (ad esempio, la Presidenza del Consiglio, i ministeri, la Banca d’Italia), segnalati dall’Autorità per la Cybersicurezza Nazionale, infrastrutture di fornitori di servizi internet, segnalatori autorizzati e VPN utilizzate per accedere alla piattaforma nazionale antipirateria.
Secondo Urso, chi desidera evitare che il proprio sito venga erroneamente inserito nella rete di Piracy Shield dovrebbe iscriversi alla white list. Tuttavia, questo processo non è aperto a tutti e richiederebbe l’inclusione dei siti di tutte le aziende, comprese le più piccole, e la gestione delle iscrizioni dall’estero, rendendo l’operazione praticamente impossibile.
Finora, solo i 62 partecipanti al tavolo tecnico di Piracy Shield hanno potuto accedere agli elenchi di protezione, tra cui Amazon, fornitori di servizi internet e telecomunicazioni, Confindustria, titolari dei diritti come Dazn e RTI (gruppo Mediaset), grandi compagnie telefoniche come Tim, Tiscali, Vodafone, Wind, Fastweb e Iliad, leghe sportive, l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, Guardia di Finanza, Polizia Postale, associazioni antipirateria e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Rimane incerto come potranno accedere gli altri operatori.
Giulia Pastorella, parlamentare di Azione, che in passato ha votato a favore di Piracy Shield, ha dichiarato: “Il ministro Urso non risponde sui disservizi di Piracy Shield. Anzi, sostiene che i problemi della piattaforma saranno risolti solo quando tutti gli operatori segnaleranno che i loro servizi sono sicuri. In pratica, si presume la colpevolezza di tutti i siti e servizi web. Se questa è l’unica soluzione che il governo propone per risolvere i problemi, è evidente che la piattaforma, così com’è, deve essere chiusa”.
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Sembra che ci siano ancora molti problemi da risolvere, speriamo che la situazione si chiarisca presto.