Daniela Di Maggio, la mamma di Giogiò Cutolo, il giovane musicista ucciso a Napoli lo scorso anno, è sconvolta dalla prospettiva che l’assassino di suo figlio possa tornare in libertà dopo appena 14 anni.
Nonostante la condanna a 20 anni di reclusione, diventata definitiva dopo la rinuncia dell’imputato all’appello, le nuove norme sulla giustizia potrebbero portare a un ulteriore riduzione della pena.
Questo significa che il giovane, che all’epoca dei fatti aveva solo 17 anni, potrebbe uscire di prigione già a 30 anni.
Daniela Di Maggio, intervistata dal Tg1, non nasconde il suo dolore e la sua rabbia: ‘Non è giustizia’, afferma, sottolineando che la vita di suo figlio non può essere equiparata a un numero di anni. La donna ha sempre lottato per ottenere giustizia e ora si sente tradita da un sistema che, a suo avviso, tutela più i colpevoli che le vittime.
La notizia della possibile scarcerazione anticipata dell’assassino ha riaperto le ferite di una famiglia distrutta e sollevato un dibattito sulla durata delle pene e sulla possibilità di reintegrazione sociale dei condannati.
“L’ho presa – ha spiegato – ovviamente male perchè il pm aveva detto che avrebbe chiesto l’ergastolo se l’assassino fosse stato adulto. Il dono del perdono in questo momento non mi appartiene”.
In tutto questo periodo, la donna ha vestito i panni della mamma coraggio, è andata in giro dai rappresentanti delle istituzioni, in tv, a gridare la necessità di fare giustizia.
“Neanche 40 anni – sottolinea – possono essere una pena giusta rispetto a quello che ha fatto. Perchè mio figlio deve stare in un barattolo, ridotto in polvere, non considerato da nessuno e il suo carnefice tutelato dalla giustizia e riabilitato?”.
Daniela Di Maggio, peraltro, non è molto convinta del ravvedimento del giovane. “Glielo auguro perchè auspichiamo che tutti si possano redimire ma non credo che sia possibile per quello che si è mostrato, lui e la sua famiglia”, conclude con amarezza.
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Una situazione davvero difficile, capisco il dolore della madre ma bisogna anche considerare la possibilità di reinserimento sociale per il carcere.