Gestiva anche l’assegnazione delle case popolari di Napoli est, sostituendosi allo Stato, il clan De Micco-De Martino, a cui oggi la Polizia di Stato e la DDA di Napoli hanno assestato un duro colpo notificando una sessantina di arresti emessi dal gip su richiesta della Procura.
“Non c’è più il totale controllo del clan De Micco-De Martino nei quartieri di Napoli Est”, ha detto il procuratore di Napoli Nicola Gratteri che, parlando con i giornalisti ha voluto sottolineare l’importanza di rendere noto l’operato della magistratura e delle forze dell’ordine per evidenziare la vicinanza dello Stato ai cittadini.
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“Siamo riusciti a dimostrare il livello di penetrazione del clan – ha aggiunto Gratteri – in un’ampia fetta della città, dove adesso i cittadini sono più liberi”.
“La gestione delle case popolari è un problema vecchio e annoso che riguarda tutte le citta, Napoli, Palermo, Catania ma anche Milano”, ha detto ancora il procuratore di Napoli.
Il fenomeno che rappresenta “una ostentazione del potere criminale. Intervenire è importante, è un segnale di liberà – ha aggiunto Gratteri – i mafiosi non possono controllare il territorio. Poi vedremo chi non si è occupato di gestire correttamente l’assegnazione delle case popolari, il coraggio non si vende al supermercato”.
Alla conferenza stampa hanno preso parte anche il magistrato Rosa Volpe, con compiti di collaborazione del coordinamento dell’Area 1 della DDA, il questore di Napoli, Maurizio Agricola e il dirigente della Squadra Mobile, Giovanni Leuci.
Quest’ ultimo ha spiegato come il clan De Micco-De Martino aveva messo su “un sistema per controllare blocchi di edilizia popolare per lucrare sulle attività lecite e illecite, ma anche per il controllo personale di chi ci abita”.
Per gli alloggi popolari esisteva un prezziario che prevedeva l’assegnazione a famiglie compiacenti, ma il clan lucrava anche nel passaggio – una sorta di vendita dell’alloggio – da un occupante abusivo all’altro. Per una compravendita illegale il costo era di circa 5mila euro se persone non gradite, la metà per gli affiliati.
“Ma il clan non lasciava nulla” e incassava anche percentuali sulle truffe, sui furti e sui cavalli di ritorno. Tra le novità c’è anche “l’evoluzione delle piazze di spaccio”, da stile Scampia con ampie zone del quartiere dedicati e turnazioni per i pusher, “alla frammentazione in tante piccole piazze di spaccio, una trentina tra fisse e volanti, sugli scooter, ordini sul telefono e consegne in modalità delivery”.
Un modo, questo, per “provare a bypassare le pene severe” previste in caso di condanna per associazione per delinquere finalizzata allo spaccio. Le indagini – ha precisato il questore Maurizio Agricola sono “frutto di un capillare controllo del territorio con forze dell’ordine che capiscono e scandagliano le dinamiche dell’area est. Ma Serve il supporto della tecnologia e della videosorveglianza con alta qualità, come dimostrato nel corso del tempo con la risoluzione di diversi casi di omicidio
“.Intanto, il Prefetto di Napoli, Michele di Bari, ha espresso “viva soddisfazione ed un sentito ringraziamento al Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri e a tutti i suoi collaboratori e al Questore Maurizio Agricola e a tutti suoi collaboratori per lo straordinario risultato di disarticolare una ramificata organizzazione camorristica operante sul territorio della zona orientale del capoluogo.
Tale ultima operazione è frutto di grande impegno e costante collaborazione sinergica tra l’Autorità giudiziaria e le Forze di Polizia per garantire la sicurezza del territorio e della comunità“.
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È importante che lo Stato dimostri vicinanza ai cittadini e agisca contro i clan criminali.