La Cassazione conferma la legittimità delle intercettazioni sull’ex sindaco Festa di Avellino. In una sentenza che fa chiarezza sulle intricate dinamiche dell’inchiesta “Dolce Vita”, la Suprema Corte ha definitivamente sancito la validità delle operazioni di intercettazione svolte dalla Procura di Avellino nei confronti di Gianluca Festa.
La difesa dell’ex primo cittadino aveva sollevato pesanti dubbi sulla legittimità dell’installazione di cimici, trojan e telecamere negli uffici comunali e nel suo veicolo personale, contestando la violazione della privacy e l’eccessività delle misure investigative.
Tuttavia, gli “ermellini” hanno ritenuto fondate le motivazioni addotte dalla Procura, che aveva sottolineato la gravità dei reati ipotizzati e l’esigenza di acquisire prove concrete per sostenere l’accusa.
Nelle motivazioni della sentenza, la Cassazione ha approfondito i singoli episodi contestati, analizzando con rigore le intercettazioni e le altre evidenze raccolte dagli inquirenti.
In particolare, la Corte ha confermato la rilevanza probatoria delle conversazioni intercorse tra Festa e l’architetto Fabio Guerriero, ritenendole indicative di un sistema di corruzione che coinvolgeva diversi imprenditori locali.
È importante sottolineare che, pur confermando la legittimità delle intercettazioni, la Cassazione ha annullato alcune delle accuse inizialmente mosse a Festa, come quella di depistaggio e induzione indebita.
Ciò significa che, sebbene le prove raccolte siano state ritenute valide, non sono state sufficienti a dimostrare la colpevolezza dell’ex sindaco in relazione a questi specifici reati.
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