E’ più volte è entrato nei sistemi informatici del ministero della Giustizia e di altri importanti società e aveva le competenze per bloccarli l’hacker di 24 anni a cui è stato notificato un arresto da parte della polizia postale al termine di una indagine coordinata dalla Direzione Nazionale Antimafia e dal pool reati informatici della Procura di Napoli.
L’hacker, un impiegato informatico, è riuscito ad acquisire anche fascicoli di indagine coperti da segreto investigativo. L’inchiesta durata diversi anni, ha coinvolto diverse procure. Tra i sistemi informatici violati anche quelli della Guardia di Finanza, di Tim e di Telespazio.
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“L’hacker aveva la possibilità di controllare ogni contenuto dei sistemi informativi della giustizia. È stata una minaccia grave e sono stati verificati danni seri ai sistemi di sicurezza”.
E’ quanto riferito ai giornalisti da Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia, nel corso della conferenza stampa che si è tenuta questa mattina presso la Procura di Napoli.
“La cooperazione istituzionale è stata importante ed è stato necessario l’impiego massivo di tecniche più sofisticate” ha spiegato Melillo. L’hacker aveva almeno 5 identità di copertura con le quali riusciva a violare i sistemi per reperire password e accessi che gli avrebbero permesso di scaricare e consultare migliaia di file – tra informative e atti di indagini – coperti da segreto istruttorio.
L’hacker aveva almeno 5 identità di copertura
I reati contestati sono accesso abusivo aggravato alla struttura dello Stato e diffusione di malware e programmi software, in concorso con ignoti, aggravati a luglio ed equiparati a reati di mafia e terrorismo.
Si tratta di una “indagine importante – secondo Melillo – perché Napoli è la prima a sperimentare questo metodo di lavoro e la nuova regola normativa che equipara i reati cibernetici a quelli di mafia e terrorismo.
È emersa l’esigenza della protezione dei sistemi”. Il risultato è arrivato “grazie alla grande competenza del pool di magistrati e della Polizia Postale, insieme ad una legislazione adeguata e strumenti investigativi penetranti”. I primi accessi abusivi alle banche dati delle Procure sono stato riscontrati a Napoli, che ha subito aperto un’inchiesta che ha portato ad “elevare le barriere protettive che sono state attaccate profondamente” ha aggiunto Melillo. (D
Gratteri: ” A Napoli siamo tornati alle comunicazioni cartacee”
“Dopo avere compreso la pericolosità del soggetto arrestato “abbiamo deciso di non usare più mail, WhatsApp, e altri strumenti simili, anzi siamo tornati alla carta per timore che potesse intercettare qualcosa”.
Ha detto invece il procuratore di Napoli Nicola Gratteri illustrando i dettagli dell’arresto di un Hacker di 24 anni originario di Gela ma impiegato a Roma.
Il 24enne è accusato di accesso abusivo aggravato alle strutture e diffusione di malware e programmi software in concorso con ignoti. L’arresto risale a ieri pomeriggio da parte della Polizia Postale che nel corso della nottata ha eseguito una perquisizione grazie alla quale è stata sequestrata una imponente mole di dati che adesso è a disposizione degli inquirenti.
La decisione di tornare alle riunioni in presenza e al trasferimenti degli atti “pro manibus” è stato adottato dopo un attacco durante il quale, ha spiegato Gratteri, l’Hacker “ha tentato di entrare nelle mail di alcuni magistrati”.
Articolo pubblicato il giorno 2 Ottobre 2024 - 12:12