Il trono del Palazzo Reale di Napoli verrà restaurato grazie a “Restituzioni”, un programma biennale di restauri di opere d’arte appartenenti al patrimonio culturale italiano, promosso e curato da Intesa Sanpaolo. Dal 1989, questo progetto individua in tutta Italia, in collaborazione con il Ministero della Cultura, opere bisognose di restauro, sostenendo gli interventi per recuperare beni rappresentativi della varietà del patrimonio storico-artistico italiano sia in termini cronologici che per materiali e tecniche.
Inizio dei Lavori di Restauro
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I lavori di restauro saranno affidati alla Fondazione Centro per la Conservazione ed il Restauro dei Beni Culturali “La Venaria Reale” e inizieranno a metà settembre. Il trono sarà trasportato a Torino giovedì 12 settembre, dove verranno restaurate sia la parte lignea che la tappezzeria. Il complesso restauro, che durerà quasi un anno, inizierà con la realizzazione di un piano diagnostico supportato da indagini radiografiche e microscopiche. Seguiranno la disinfestazione della parte lignea, il consolidamento della struttura, la pulitura con integrazioni materiche e cromatiche, e concluderà con lo smontaggio e trattamento dei tessuti e delle passamanerie.
Sostituzione Temporanea del Trono
Durante il restauro, il trono sarà sostituito temporaneamente da una seduta del ‘700 appartenuta ai Borboni. Sarà installato un monitor nella sala per trasmettere video e clip che documentano il restauro e le attività in corso. Terminato il restauro, previsto alla fine dell’estate del 2025, il trono sarà esposto nella mostra temporanea dedicata al progetto “Restituzioni” e tornerà a Napoli nel febbraio del 2026.
Storia e Caratteristiche del Trono
La preziosa “poltrona” di manifattura napoletana è stata realizzata intorno alla metà dell’Ottocento in legno intagliato e dorato, con un rivestimento in velluto color cremisi e un gallone metallico con frange di seta. Sui lati, sono presenti due braccioli con teste leonine. Dopo l’Unità d’Italia, è stato aggiunto lo stemma sabaudo sul petto dell’aquila posta in cima allo schienale. Il trono è protetto da un baldacchino in velluto cremisi e galloni argentati, ornato con nastri intrecciati e si appoggia su un tappeto finemente decorato.
Dichiarazioni dei Protagonisti
Mario Epifani, direttore del Palazzo Reale di Napoli, ha commentato: “Il restauro delle decorazioni e degli arredi di Palazzo Reale è per noi un’occasione per approfondire la conoscenza del palazzo e della sua storia. In particolare, la Sala del Trono è uno degli ambienti più rappresentativi della reggia, luogo cruciale per la trasmissione di simboli e messaggi politici delle diverse dinastie che si avvicendarono sul trono di Napoli.”
Michele Coppola, direttore Generale Gallerie d’Italia Intesa Sanpaolo, ha aggiunto: “Fin dal 1989, grazie a Restituzioni, affianchiamo le istituzioni pubbliche italiane per proteggere e promuovere il patrimonio artistico nazionale. Con la conclusione della ventesima edizione, saranno ben oltre 2.000 le opere ad oggi tornate a nuova vita, e tra queste il sontuoso trono di Palazzo Reale. Con profonda convinzione ci dedichiamo nuovamente alla valorizzazione delle bellezze artistiche di Napoli.”
Sara Abram, Segretario Generale del Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, ha concluso: “Il progetto del restauro è frutto di un lavoro congiunto con Palazzo Reale di cui siamo molto orgogliosi e che dal 2021 ha riguardato l’analisi dello stato di conservazione e dei rischi dei manufatti esposti nel percorso di visita. I restauratori e i diagnosti del Centro Conservazione e Restauro hanno affiancato i progetti di riordinamento del Palazzo degli ultimi anni e al trono verrà riservato il protocollo di analisi e d’intervento già applicato su manufatti analoghi.” In conclusione, il restauro del trono del Palazzo Reale di Napoli rappresenta un significativo passo avanti nella conservazione del patrimonio artistico italiano, che continuerà ad essere valorizzato grazie alla collaborazione tra istituzioni pubbliche e programmi di sponsorizzazione privata come “Restituzioni”.
Articolo pubblicato il giorno 11 Settembre 2024 - 14:37