Mano pesante dei giudici nei confronti del clan Gallo-Cavalieri di Torre Annunziata. L’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia ha portato alla condanna di quasi un secolo di carcere per i vertici e i gregari dell’organizzazione criminale.
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Le accuse riguardano una lunga serie di estorsioni commesse ai danni di commercianti e imprenditori, anche durante la pandemia. Il pizzo veniva imposto in occasione di eventi come Natale e Pasqua, e persino alle agenzie funebri, che erano obbligate a versare una quota fissa per ogni funerale.
Il gup di Napoli, Fabio Lombardo, ha condannato pesantemente i responsabili, tra cui i reggenti del clan all’epoca dei fatti. Salvatore Abbellito, Giuseppe Colonia, Salvatore Gallo e Gennaro Battipaglia Gallo hanno ricevuto pene che vanno dai 13 ai 16 anni di carcere.
L’accusa, come ricorda Il Roma, lo aveva definito “il processo delle donne”, parlando della elevata caratura criminale di Liberata Colonia, moglie del boss Francesco Gallo ma anche di Lucia Gallo.
L’inchiesta ha svelato un quadro inquietante: il clan Gallo-Cavalieri aveva stretto un patto con i rivali storici, i Gionta, per dividere i proventi delle estorsioni e soprattutto per frenare l’ascesa del nuovo clan del Quarto Sistema.
Per quest’ultima, moglie del boss Francesco Gallo, è stata anche disposta la scarcerazione. Per lei la procura aveva chiesto 15 anni.
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