TikTok, il social network cinese ormai celebre in tutto il mondo, sembra nascondere un paradosso inquietante dietro la sua apparenza di piattaforma di intrattenimento: su TikTok, un criminale vale più di una persona perbene o di un professionista.
Questa è la cruda realtà che emerge analizzando il modo in cui l’algoritmo della piattaforma premia determinati contenuti, preferendo quelli borderline o provocatori rispetto a quelli di figure competenti e professionisti seri.
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Gli algoritmi di TikTok, come emerge dall’esperienza di molti utenti, sembrano favorire video che mostrano comportamenti discutibili, provocatori o, addirittura, criminali. La logica che sembra guidare questa scelta è semplice: contenuti controversi generano più interazioni. Più “like”, più commenti, più visualizzazioni significano una maggiore esposizione e, di conseguenza, più soldi per la piattaforma.
Il problema, però, va oltre la semplice viralità. TikTok sembra sistematicamente censurare e bloccare, o addirittura cancellare, i profili di esperti, giornalisti e professionisti che cercano di usare la piattaforma per fare luce su questi comportamenti. Se un “guappo” pubblica un video in cui esibisce atteggiamenti da malavitoso o attività borderline, quel video spesso rimane intatto, raccogliendo milioni di visualizzazioni. Ma se un professionista, ad esempio un giornalista, denuncia quello stesso video, rischia di vedersi bloccato o censurato.
Il problema si acuisce quando si cerca di comprendere il razionale dietro queste decisioni. TikTok giustifica molte delle sue scelte attraverso l’applicazione delle cosiddette “linee guida della comunità”. Ma queste linee guida sembrano applicarsi con un criterio discutibile, colpendo chi cerca di fare cronaca o di contrastare i contenuti dannosi. Questo avviene, nonostante la legge italiana sancisca il diritto di cronaca, proteggendo chi espone pubblicamente situazioni illecite o controverse.
TikTok sembra invece agire in modo da proteggere chi genera engagement, anche quando questi contenuti sono manifestamente problematici. Se si tratta di un video di un “guappo”
che mostra comportamenti criminali, viene lasciato online. Ma se un giornalista o un esperto lo usa per denunciare, ecco che intervengono le linee guida, rimuovendo il contenuto o chiudendo il profilo.Il paradosso è evidente: TikTok non solo favorisce contenuti problematici, ma censura chi cerca di contrastarli. Questo schema permette alla piattaforma di mantenere un pubblico attivo, attirato da contenuti provocatori, ma allo stesso tempo di nascondersi dietro le proprie linee guida per giustificare la rimozione di contenuti scomodi.
Questa strategia non fa che aumentare il numero di iscritti, attirando utenti interessati a figure “scomode” e “fuori dagli schemi”, proprio perché generano interazioni elevate. L’esempio emblematico di Rita De Crescenzo, una delle prime figure virali di TikTok, è solo uno dei tanti che dimostrano come personaggi controversi possano alimentare la crescita del social.
Quando si cerca di ottenere risposte o spiegazioni da TikTok, la frustrazione è inevitabile. Raramente si ottiene una risposta chiara, e spesso viene semplicemente affermato che il video del “guappo” può rimanere sulla piattaforma mentre il video pubblicato dal giornalista o dall’esperto non è conforme alle linee guida. Questo comportamento, oltre a essere poco trasparente, è un chiaro segno del disinteresse della piattaforma nei confronti di contenuti che non servono il loro scopo principale: fare numeri, generare engagement, e lucrare sulle spalle degli utenti.
Quello che emerge da questa analisi è una piattaforma che, dietro l’apparenza di un social di intrattenimento, nasconde una logica spietata e orientata esclusivamente al profitto. TikTok sembra aver rinunciato a qualsiasi pretesa di responsabilità sociale, preferendo puntare su contenuti che, seppur discutibili, generano profitto a scapito della qualità e della verità.
Se TikTok vuole davvero diventare un social network responsabile, sarà necessario un cambiamento radicale nella gestione dei contenuti. Le figure autorevoli, come giornalisti , esperti, media locali, che cercano di contrastare la diffusione di comportamenti illeciti, dovrebbero essere valorizzate e protette, non censurate. Altrimenti, TikTok continua ad essere un luogo in cui l’illegalità, la provocazione e il sensazionalismo prendono il sopravvento su professionalità e integrità.
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