TikTok, la piattaforma di video brevi di origine cinese, è al centro di numerose polemiche non solo per il suo impatto culturale sui giovani, ma anche per il suo crescente utilizzo da parte della criminalità organizzata.
Secondo diversi esperti e osservatori, tra cui il noto magistrato antimafia Nicola Gratteri, TikTok è diventato una vera e propria “vetrina delle mafie“, dove i criminali si esibiscono sfacciatamente con oggetti di lusso, denaro e atteggiamenti arroganti, promuovendo uno stile di vita seducente per i giovani vulnerabili.
Gratteri ha infatti dichiarato:
“TikTok è la vetrina delle mafie: si fanno vedere ricchi, firmati, con tanti soldi e dicono ‘noi siamo il nuovo modello, vuoi diventare come noi?’. I giovani non strutturati si trovano avviluppati e pensano che quello sia il loro futuro”.
Le sue parole evidenziano una realtà inquietante: l’algoritmo di TikTok sembra favorire la diffusione di questi contenuti, premiando i video che generano più interazioni, spesso quelli che mostrano ricchezze ostentate e comportamenti illeciti.
Il successo di questi video è strettamente legato al funzionamento dell’algoritmo della piattaforma. TikTok premia i contenuti che ottengono più visualizzazioni e interazioni, senza operare un filtro efficace che possa separare il legale dall’illegale. In questo modo, i criminali riescono a raggiungere un pubblico vastissimo, influenzando giovani che vedono in quel tipo di vita un’aspirazione.
Ma non è tutto. TikTok ha eliminato sistematicamente ogni forma di media tradizionale, in particolare i media locali, che storicamente rappresentano il vero cuore della cronaca. A differenza di piattaforme come Facebook o Twitter, che hanno cercato di mantenere un equilibrio ospitando anche i giornali e le notizie locali, TikTok ha voluto allontanare questa tipologia di informazione, considerata troppo scomoda da tenere dentro
. Questo ha privato la piattaforma di una voce autorevole che avrebbe potuto contrastare la diffusione di contenuti pericolosi, lasciando spazio a figure più “furbe” e meno trasparenti.La rimozione dei media locali, spesso la fonte più attendibile per la cronaca e per tenere sotto controllo eventi rilevanti nelle comunità, ha reso ancora più difficile controbilanciare le narrazioni distorte promosse da criminali e influencer senza scrupoli. La scelta di TikTok di preferire contenuti più leggeri o polarizzanti sembra far parte di una strategia volta a uniformare i contenuti ai propri algoritmi, per meglio controllare e manipolare le informazioni, che oggi rappresentano il vero potere del nuovo millennio.
Nonostante queste preoccupazioni, ci sono figure che cercano di contrastare l’influenza negativa del social. Tra questi, il deputato Francesco Emilio Borrelli, noto per il suo impegno contro la criminalità organizzata e il suo monitoraggio attento dei contenuti su TikTok. Borrelli è riuscito a costruire una rete di segnalazioni grazie all’aiuto dei cittadini e dei suoi sostenitori, che ogni giorno denunciano l’uso della piattaforma da parte di criminali.
Attraverso questa rete, Borrelli e il suo team riescono a individuare i video che glorificano la vita criminale e a segnalarli, cercando di limitare il loro impatto sui giovani. “È un lavoro difficile, ma necessario“, ha dichiarato Borrelli, sottolineando quanto sia fondamentale la collaborazione con i cittadini per identificare e contrastare i contenuti problematici, che spesso sfuggono ai controlli automatici del social network.
Il ruolo di TikTok nel promuovere modelli pericolosi e distorti sembra far parte di una più ampia strategia di manipolazione delle informazioni. In un’epoca in cui il controllo delle notizie è potere, il controllo dei contenuti video e delle narrazioni che circolano sulle piattaforme digitali diventa una leva fondamentale per influenzare la società.
Se TikTok sta davvero cercando di manipolare il flusso di informazioni per uniformare i contenuti e orientare le opinioni, la piattaforma potrebbe rappresentare una minaccia non solo per i giovani, ma per l’intera società. La rimozione dei media locali, che da sempre offrono un importante contrappeso alle narrazioni deviate, accentua ulteriormente questo rischio, lasciando campo libero a contenuti che rafforzano modelli dannosi.
TikTok, nato come piattaforma di intrattenimento, si sta trasformando sempre più in un veicolo per la criminalità organizzata e la manipolazione dell’informazione. Mentre figure come Nicola Gratteri e Francesco Emilio Borrelli continuano a denunciare e monitorare i pericoli del social, la questione di come regolamentare la piattaforma rimane aperta. Se non si interviene presto, il rischio è che TikTok diventi il mezzo principale per diffondere modelli di vita pericolosi e ideologie che minano la sicurezza e la stabilità delle nostre società.
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