E’ già agli arresti domiciliari, Stefano Minopoli, il detenuto, di 31 anni accusato di tentato omicidio e in attesa del primo giudizio, che era evaso lo scorso 7 luglio mentre si trovava ricoverato all’ospedale “Antonio Cardarelli” di Napoli.
A comunicarlo è stato l’S.PP.
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Questo episodio è motivo di profonda amarezza per il personale penitenziario, che ormai fatica a gestire i numerosi e complessi compiti istituzionali, inclusi i servizi di accompagnamento e vigilanza dei detenuti in tribunale o in ospedale, e che rappresenta la prima linea nella difesa della legalità.
Ma soprattutto – aggiunge – non è certo un esempio di ‘giustizia giusta’, un concetto di cui si parla spesso, ma che in casi come questo sembra essere smentito.
La denuncia di Aldo Di Giacomo dell’Spp
Non bisogna poi sottovalutare il fatto che rivolte e violenze, sempre più frequenti nei penitenziari, specialmente in Campania, trovano terreno fertile nelle richieste di riduzione della pena, negli arresti domiciliari e in proposte come l’indulto e l’amnistia.
Questo episodio – continua Di Giacomo – ricorda la vicenda del boss Aldo Picca, ex membro della fazione Bidognetti del clan dei Casalesi, che, dopo aver scontato una pena ridotta da 61 a 19 anni, è tornato in libertà e ha subito riorganizzato il gruppo criminale.
In questo contesto, facciamo nostre le parole del procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri: ‘Provvedimenti e riforme di questo Governo hanno indebolito la lotta contro le mafie e anche contro la criminalità comune’. Gli agenti penitenziari si sentono come l’ultimo soldato giapponese che continua a combattere nella giungla, nonostante la guerra sia finita da anni.”
Articolo pubblicato il giorno 5 Settembre 2024 - 07:37