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Spari nella discoteca, muore ragazza di 19 anni. Ferito boss emergente

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Una discussione accesa, qualche spintone e almeno un giovane che estrae una pistola e comincia a sparare all’impazzata tra la folla.

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Un proiettile colpisce Antonia Lopez, 19 anni: si conficca nella spalla, recide l’aorta, provoca un’emorragia e la uccide in pochi minuti.

Un altro proiettile ferisce il suo amico Eugenio Palermiti, 20 anni, figlio di Gianni e nipote dell’omonimo boss del rione Japigia di Bari, attualmente in carcere. Altri tre giovani sono rimasti feriti dalle pallottole.

Uno di questi è Francesco Crudele, autista di Palermiti e nipote di un’altra vittima di un agguato avvenuto nel 2009. I feriti non sono in pericolo di vita e guariranno in poche settimane.

Tra i feriti Eugenio Palermiti e il suo autista

Il luogo dell’agguato è il privé del Bahia Beach, un locale di uno stabilimento balneare che di sera si trasforma in discoteca, promettendo sulle storie di Instagram: “L’inverno qui? Sarà una primavera meravigliosa”. Nella notte tra sabato e domenica, invece, si è scatenato l’inferno.

“È stato un attimo,” racconta Nicola Spadavecchia, titolare del locale sulla litoranea di Molfetta (Bari). “Erano le 2:45, verso la fine della serata, quando questi ragazzi sono entrati nel mio locale e si è scatenata la tragedia. Io non ero in pista, ero nel mio ufficio: questo gruppo è entrato e in pochissimo tempo si è scatenato l’inferno. La sicurezza è intervenuta ma era troppo tardi per la 19enne.”

Il movente dell’agguato è ancora da chiarire. La DDA di Bari, guidata dal procuratore aggiunto Francesco Giannella, ha avviato le indagini, affidate ai carabinieri, che stanno ascoltando molti dei ragazzi presenti nel locale. Una cosa sembra chiara: si è trattato di un regolamento di conti tra clan mafiosi rivali.

Si dice che Eugenio Palermiti, nei giorni scorsi, spinto dall’esuberanza dei suoi 20 anni e dalla voglia di dimostrare la sua caratura criminale, avrebbe tentato di intimidire qualcuno in un rione dove la presenza dei Palermiti non è tollerata.

L’obiettivo era proprio il boss emergente Palermiti

Per fare questo avrebbe usato metodi mafiosi, degni di un boss. E ieri sera ci sarebbe stata la risposta dei rivali, tutt’altro che intimoriti, con un gesto clamoroso che ha portato alla morte della ragazza che lo accompagnava, al ferimento (alle mani) dello stesso rampollo, del suo autista e di altri due giovani.

La 19enne uccisa era la nipote di Ivan Lopez, morto in un agguato sul lungomare IX maggio di Bari, nel rione San Girolamo, il 29 settembre 2021. Il delitto fu compiuto, secondo l’accusa, da uomini che agirono per conto del clan Capriati di Bari vecchia e del clan Parisi-Palermiti del quartiere Japigia, in lotta con gli Strisciuglio che dominavano San Paolo e San Girolamo. Nel suo profilo Instagram, la ragazza spesso ricordava lo zio ucciso, esprimendogli vicinanza e dolore.

Lopez, secondo gli inquirenti, sarebbe stato ucciso per ritorsione perché, insieme al fratello Francesco (ora collaboratore di giustizia), avrebbe compiuto estorsioni ai danni di Davide Lepore (ritenuto autore del delitto), titolare di alcune autorimesse di Bari e vicino al clan Capriati della città vecchia (e, in precedenza, al clan Parisi-Palermiti). I fratelli Lopez, invece, erano esponenti del clan Strisciuglio.

Il commento del governatore della Puglia, Michele Emiliano

Il governatore della Puglia, Michele Emiliano, ha dichiarato che a Molfetta ci potrebbe essere stato “l’ennesimo scontro tra bande criminali che si contendono il controllo dei locali e dello spaccio collegati alla movida”.

Ha chiesto l’intervento delle istituzioni e “uno scatto investigativo importante e coordinato e il supporto dell’intera cittadinanza”. Filippo Melchiorre, senatore barese di FdI e componente della Commissione Antimafia, ha raggiunto il luogo del delitto domenica mattina, affermando che l’omicidio “sarebbe attribuibile ad una faida tra clan, un episodio gravissimo avvenuto alla presenza di centinaia di ragazzi, che impone una seria e approfondita riflessione su come estirpare la cultura mafiosa dalle radici e costruire una società che crede nella giustizia equa e funzionante”.

RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo pubblicato il giorno 22 Settembre 2024 - 20:50



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