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‘Uccidete mio figlio’, richiesta di un padre alla camorra

L'intercettazione nel cimitero di Palma Campania: la richiesta, non accolta, rivolta al boss Mario Fabbrocino

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Un padre chiede alla camorra di far sparire figlio e genero. In un’intercettazione agghiacciante, un uomo si rivolge al clan Fabbrocino per eliminare i suoi familiari, stanco dei loro maltrattamenti.

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“E’ quarta volta che mi ha picchiato… sia mio genero e sia mio figlio… di farli scomparire proprio, e di non farli trovare proprio…”.

La richiesta, fortunatamente non accolta, getta una luce ancora più cupa sul potere della criminalità organizzata che, oltre a gestire affari illeciti, si presta a compiere atti efferati su commissione.

E’ il testo dell’agghiacciante richiesta avanzata alla camorra da un padre, nel cimitero di Palma Campania, in provincia di Napoli, dove il clan Fabbrocino non solo convocava gli imprenditori per costringerli a pagare ma si rendeva disponibile anche a risolvere le istanze che riceveva da semplici cittadini.

La camorra, un punto di riferimento per i disperati? Le indagini sui clan Fabbrocino rivelano un quadro inquietante: l’organizzazione criminale non si limita a controllare il territorio, ma diventa un punto di riferimento anche per i cittadini in difficoltà.

La richiesta di un padre di far uccidere i propri figli, pur non essendo stata eseguita, evidenzia come la camorra sia in grado di infiltrarsi in ogni aspetto della vita sociale, offrendo soluzioni illegali a problemi che dovrebbero essere affrontati attraverso canali istituzionali.

Grazie alle indagini dei carabinieri, emerge un nuovo volto della camorra: un’organizzazione pronta a soddisfare ogni tipo di richiesta, anche la più macabra.

Le intercettazioni ambientali hanno permesso di documentare le richieste di numerosi cittadini, rivelando come il clan Fabbrocino si sia trasformato in un vero e proprio ufficio di “risoluzione” dei problemi, anche quelli più personali e violenti.

L’intercettazione, che risale al giugno del 2022, rivela un dialogo inquietante tra il padre e uno dei capi del clan. L’uomo, esasperato dai maltrattamenti subiti, si rivolge ai criminali come se si trattasse di un ufficio di esecuzioni, pronto a pagare qualsiasi prezzo pur di far tacere i suoi familiari.

E chiede al boss Mario Fabbrocino (oggi destinatario di un arresto) l’omicidio del figlio e del genero, dicendosi anche pronto a pagare. “Se pure devo dare qualcosa a qualcuno – sottolinea – li dobbiamo distruggere”.

Mario Fabbrocino assicura all’uomo una soluzione, ma consistente, per fortuna, in “una bella ramanzina” al figlio e al genero: “vedo di parlarci io… non dobbiamo far scomparire niente, dobbiamo dire che con voi devono fare i bravi”.

In questo caso la richiesta, per fortuna non accolta, è quella di un duplice omicidio con addirittura la distruzione dei cadaveri. La circostanza emerge dalle indagini dei carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna che oggi hanno notificato 13 misure cautelari, emesse dal gip su richiesta della Dda di Napoli anche nei confronti di Biagio Bifulco, boss detenuto del clan Fabbrocino, e di Mario e Pietro Fabbrocino.

I militari dell’arma, in quell’ufficio riconducibile a una società, trasformato in una base, i Fabbrocino si rendevano disponibili anche risolvere problematiche di vario tipo, avanzate dai cittadini. E i militari le ascoltano grazie alle cimici.

Il clan è anche riuscito a scoprire che in quell’ufficio qualcuno ascoltava le loro conversazioni, e con un rilevatore di cimici ha attuato una vera e propria bonifica del locale messo a disposizione da una segretaria incaricata anche di agevolare gli incontri.

Tra le richieste dei cittadini documentate dai carabinieri durante le indagini figurano anche richieste di aiuto per debiti non pagati, difficoltà nell’acquisto di terreni e diatribe di tipo lavorativo.

Ma non è solo questa storia a far riflettere. Le indagini dei carabinieri hanno portato alla luce una lunga serie di richieste simili, che spaziano dall’eliminazione fisica di persone scomode alla risoluzione di dispute economiche.

La camorra, in questo modo, si è trasformata in un’ombra oscura che aleggia sulla vita di molti cittadini, offrendo soluzioni illegali a problemi che dovrebbero essere affrontati attraverso canali istituzionali.

Il caso del padre che chiede l’omicidio dei propri figli è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno inquietante. La camorra, con la sua capacità di infiltrarsi nella società e di corrompere le coscienze, rappresenta una minaccia costante per la legalità e per la convivenza civile.


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