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Omicidio Verzeni: Sangare confessa: “Non so perché l’ho fatto”, il gip  dispone carcere

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La gip Raffaella Calandrino ha convalidato il fermo di Moussa Sangare, disponendo la custodia cautelare in carcere per il 30enne accusato dell’omicidio di Sharon Verzeni.

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Dopo l’interrogatorio di questa mattina nel carcere di Bergamo, accogliendo la richiesta del pm, la gip ha riconosciuto anche le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi.

Ha confermato le dichiarazioni già rese Moussa Sangare, l’uomo accusato dell’omicidio di Sharon Verzeni interrogato oggi dal gip Raffaella Mascarino. Ha ripetuto che “non c’era un movente e – ha aggiunto – non so il perchè l’ho fatto”.

Sangare, come ha riferito il suo legale Giacomo May, ha detto al gip di essere uscito di casa con questa “sensazione che non so spiegare” e che lo ha spinto “a voler fare del male”. Inoltre ha detto che nei giorni prima aveva fatto una sorta di esercitazione anche con una statua.

L’avvocato Maj ha spiegato che il suo assistito, invece di limitarsi a confermare le dichiarazioni già rese al momento del fermo ha voluto ripercorrere di nuovo quanto è accaduto “per dimostrare il suo atteggiamento collaborativo”.

Per circa un’ora e mezza, il tempo dell’interrogatorio al netto delle formalità, ha parlato al giudice Mascarino di un “mood” o un “feeling” che lo ha spinto poi ad accoltellare Sharon, salvo poi dire che “non era uscito di casa con l’obbiettivo di uccidere qualcuno”.

Ha ammesso di fare uso di droga (ma non la sera dell’omicidio) e ha ricostruito come due giorni dopo il delitto ha realizzato quel che aveva fatto e si è “liberato” del coltello. Gli altri coltelli li ha gettati nei giorni successivi, quando ha tra l’altro modificato il manubrio della bicicletta. Ha inoltre detto che si manteneva con entrate saltuarie per via di qualche lavoretto nel campo musicale e che “non ha mai pensato di fuggire”.

Anche oggi i suoi discorsi sono stati definiti “sconnessi”, spesso si è interrotto chiedendo di ripetere la domanda, il suo racconto è sembrato molto confuso, cosa che dovrebbe portare o a una richiesta di consulenza psichiatrica o di una perizia.





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