Napoli. Un’importante sentenza del Tribunale di Napoli, confermata dalla Corte d’Appello nel luglio 2023, potrebbe segnare una svolta nella giurisprudenza italiana riguardo all’esposizione all’amianto e alla sicurezza sul lavoro.
Il Tribunale ha condannato l’Asl Napoli 1 Centro, rappresentando un presidio ospedaliero di Napoli, al pagamento di un risarcimento di 727.000 euro agli eredi di un ex infermiere napoletano, deceduto per mesotelioma pleurico causato dall’esposizione all’amianto.
Al centro di questa vicenda c’è la consulenza medico-legale del dottor Nicola Maria Giorgio, la cui perizia ha svolto un ruolo cruciale nel dimostrare il nesso causale tra l’esposizione all’amianto e il mesotelioma pleurico dell’infermiere.
Quest’ultimo, deceduto durante il processo di primo grado, aveva lavorato per anni in un ospedale di Napoli, frequentemente esposto all’amianto presente in un locale caldaia vicino alla sala sterilizzazione.
Grazie alla perizia dettagliata del dottor Giorgio, è stato possibile stabilire in modo incontrovertibile che l’esposizione all’amianto ha causato la malattia, poi fatale. «Questo caso rappresenta un punto di svolta non solo per la giurisprudenza, ma anche per la consapevolezza della necessità di garantire la salute nei luoghi di lavoro, specialmente quelli sanitari», ha dichiarato il dottor Giorgio.
La sentenza è stata possibile grazie anche alla strategia legale dell’avvocato Luca Maria Maranca, che ha collaborato strettamente con il dottor Giorgio. «La nostra analisi medico-legale ha evidenziato in modo inconfutabile il legame tra l’esposizione prolungata all’amianto e lo sviluppo del mesotelioma pleurico», ha aggiunto Giorgio.
«È fondamentale che questa sentenza serva da monito per rafforzare le misure preventive e la manutenzione degli edifici pubblici, per prevenire situazioni simili in futuro. Questo verdetto non solo ha garantito un giusto risarcimento agli eredi, ma ha anche stabilito un precedente innovativo nel diritto del lavoro in Italia», ha concluso il medico legale.
L’amianto, usato in passato per le sue proprietà isolanti, è stato riconosciuto come estremamente pericoloso per la salute, e il suo utilizzo è stato vietato in Italia dal 1992. Tuttavia, la sua presenza in strutture più vecchie continua a rappresentare una minaccia. Questo caso sottolinea l’importanza della vigilanza e della manutenzione continua negli edifici pubblici.
Articolo pubblicato il giorno 20 Settembre 2024 - 12:40 / di Cronache della Campania