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Camorra, il figlio del boss Abbinante va a fare l’estorsione allo zio

La richiesta estorsiva di 500mila euro e due appartamenti al titolare dell'Autoricambi Fan di Qualiano che nel frattempo ha chiuso l'attività
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“Tutto quello che fate qua, passo una volta al mese, mi dovete dare tutto a me, perché tutto quello che avete è di mio padre”.

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E’ la minaccia che non lascia spazio ad altre interpretazioni che il 9 aprile dello scorso anno Francesco Abbinante, 26 anni (figlio di Guido, uno dei boss ergastolani di Scampia) rivolge al titolare della Autoricambi fan di via Di Vittorio a Qualiano.

Non è una semplice vittima di estorsioni perché il titolare della ditta ovvero Ferdinando De Felice è lo zio in quanto fratello della mamma, Raffaella De Felice.

Con lui, arrivati in sella a due scooter vi erano Fortunato Scotti, Vincenzo De Luca e Giancarlo Possente. Tutti e tre risultano indagati a piedi libero in questa inchiesta.

Indagine che ieri è culminata con sei provvedimenti giudiziari firmati dal gip Federica De Bellis del Tribunale di Napoli ed eseguiti dagli agenti della Squadra Mobile e da quelli del commissariato di Scampia.

Oltre a Francesco Abbinante, 25enne già detenuto per altro in manette sono finiti Donato Cacace, 29enne di Torre del Greco, Maurizio Cicala, 21 anni; Francesco Pio Esposito, 22 anni (figlio del noto Giovanni Esposito detto ‘o muort parente degli Abbinante); Luigi Estatico, 21 anni; e Renato Pugliese, 38 anni.

Nelle 38 pagine dell’ordinanza cautelare si racconta la drammatica storia della famiglia titolare dell’autoricambi Fan di Qualiano costretti poi a chiudere l’attività il 19 aprile scorso in seguito all’incendio della struttura per non aver accolto le richieste estorsive del clan.

Richieste che si sono protratte per un anno. Dopo il primo “avvertimento” da parte del figlio del boss che nel frattempo è stato arrestato da latitante nel maggio scorso a Castel Volturno, sono seguiti altri avvertimenti.

Il 2 aprile scorso si erano presentati presso il citato esercizio commerciale Renato Pugliese, Maurizio Cicala e Luigi Estatico, esponenti del clan Grimaldi di Soccavo. Inizialmente chiedevano di un certo Franco, e successivamente, tornati, rivolgendosi ad uno dei figli gli dicevano che cercavano il padre  perché dovevano “fargli una ambasciata”.

Spostatisi all’esterno del negozio, dicevano  di essere venuti a nome di Guido Abbinante, il quale pretendeva 500.000  euro e due appartamenti.

Trascorsa una sola settimana si presentavano presso lo stesso esercizio commerciale Donato Cacace e Francesco Pio Esposito. Rivolgendosi sempre a uno dei figli del titolare, affermavano di essere stati mandati da Gennaro Abbinante (fratello di Francesco e figlio di Guido), chiedendogli se “sapesse dell’ambasciata” e domandando il numero di telefono del padre.

Nella serata del 18 aprile 2024, Donato Cacace, alla guida di una Fiat Panda seguiva  un dipendente dell’azienda di Qualiano. Arrivati all’incrocio tra via Tacito e via Scipione l’Africano, a Qualiano, il dipendente veniva speronato volontariamente dalla Panda. Dalla quale scendeva un passeggero che chiedeva  se fosse il titolare dell’Autoricambi Fan.

Qualche ora dopo, due soggetti si presentavano a Giugliano fuori dal box auto del dipendente, e gli intimavano: “Domani non devi aprire il magazzino”.

Il 19 aprile 2024, poco dopo la mezzanotte, ignoti, dopo aver cosparso di liquido infiammabile la saracinesca della “Autoricambi Fan”,  e gli davano fuoco.

Di qui la decisioni dei titolari di chiudere l’attività. Ma nel frattempo c’è stata la denuncia che ha portato all’arresto di cinque dei sei colpito dall’ordinanza cautelare.

(nella foto da sinistra Francesco Abbinante, Francesco Pio Esposito, Renato Pugliese, Maurizio Cicala, Donato Cacace e Luigi Estatico)

RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo pubblicato il giorno 21 Settembre 2024 - 08:04


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