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Deepfake nel giornalismo: rischi, responsabilità e tecniche di verifica

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Internet ha portato innumerevoli vantaggi al mondo moderno, rivoluzionando il nostro modo di vivere, lavorare e interagire. Grazie alla connettività globale, le distanze geografiche sono diventate irrilevanti.

Ad esempio, software di gestione progetti come Trello o Asana facilitano la collaborazione tra team dispersi geograficamente, ottimizzando i flussi di lavoro e migliorando la produttività.

Oltre ai vantaggi della connettività, sono stati sviluppati alcuni strumenti per rendere la navigazione più sicura. Molti utenti di Internet scelgono di provare la versione di prova gratuita di CyberGhost VPN per navigare in modo più sicuro, evitare le restrizioni geografiche e proteggere la propria privacy online.

Questi sono chiari esempi di come, nel tempo, l’utilizzo di Internet si migliori e diventi più sicuro grazie al contributo di privati ​​e aziende.

Tuttavia, non tutte le tecnologie sono state utilizzate per scopi così nobili. Nel campo del giornalismo, ad esempio, si è assistito all’emergere di una minaccia tecnologica particolarmente insidiosa: i deepfake.

Questi sono video o audio manipolati tramite algoritmi di intelligenza artificiale che possono alterare significativamente la realtà, mettendo in discussione l’autenticità delle informazioni.

In questo contesto, è fondamentale analizzare questa minaccia più nel dettaglio e verificare se esistano modi per riconoscere all’istante i contenuti deepfake.

I rischi

I deepfake rappresentano una minaccia seria per il giornalismo, poiché hanno il potenziale di minare drasticamente la fiducia nell’informazione.

Questi video falsi possono diffondersi rapidamente sui siti di social media come quelli di proprietà di Meta (Facebook, Instagram, Threads, ecc.), confondendo il pubblico e diffondendo disinformazione.

Un video manipolato che mostra un politico mentre fa affermazioni non vere può alterare significativamente l’opinione pubblica e influenzare gli esiti di eventi cruciali come le elezioni.

Il rischio di danneggiare la reputazione è altrettanto grave. Se per errore un’organizzazione giornalistica dovesse diffondere un deepfake, potrebbe vedere compromessa la propria credibilità. Questo comporta una perdita di fiducia da parte del pubblico e una diminuzione della percezione di affidabilità delle notizie che offre.

Responsabilità dei giornalisti

I giornalisti, in particolare quelli delle grandi testate come la BBC, il New York Times e la RAI, o di aziende editoriali come La Repubblica e Il Riformista, hanno il dovere fondamentale di contrastare la diffusione dei deepfake.

Devono essere sempre cauti e pronti a usare metodi avanzati per verificare i fatti. Ciò include collaborazioni con esperti di tecnologia per garantire che le notizie siano vere.

Inoltre, è fondamentale che i giornalisti educhino il pubblico sui pericoli dei deepfake e su come riconoscerli. Possono farlo scrivendo articoli semplici, creando video chiari oppure organizzando incontri informativi.

L’obiettivo è insegnare ai lettori come verificare le notizie, rendendoli più capaci di difendersi dalle informazioni false.

Tecniche di verifica dei deepfake

Per contrastare i deepfake, i giornalisti possono avvalersi di diverse tecniche di verifica, fondamentali per mantenere l’integrità dell’informazione.

  • Analisi dei metadati dei file

L’analisi dei metadati rimane uno degli approcci fondamentali. I metadati offrono informazioni essenziali come il dispositivo di registrazione, la data, l’ora e il luogo di creazione del file. Questo può essere particolarmente utile per appurare l’autenticità di un documento multimediale.

  • Cross-referencing e fact-checking

I giornalisti possono anche utilizzare tecniche di cross-referencing, confrontando le informazioni di un video o audio con dati verificabili da altre fonti. Questo approccio aiuta a identificare discrepanze che possono suggerire una manipolazione.

  • Collaborazione con esperti di grafica forense

La collaborazione con esperti di grafica forense può fornire un ulteriore livello di verifica, specialmente per analizzare video o immagini complesse. Questi professionisti utilizzano tecniche sofisticate per esaminare l’autenticità di un documento multimediale.

  • Monitoraggio continuo delle fonti di disinformazione

Un’altra strategia importante è il monitoraggio continuo delle fonti note per la diffusione di disinformazione, che può aiutare i giornalisti ad anticipare e identificare i deepfake prima che questi diventino virali.

Conclusione

I deepfake rappresentano una sfida seria e complessa per il giornalismo moderno. Con l’adozione di tecniche di verifica avanzate e una maggiore consapevolezza dei rischi, i giornalisti possono affrontare efficacemente questa minaccia. Man mano che la tecnologia si evolve, è fondamentale continuare a sviluppare e aggiornare queste tecnologie per mantenere l’integrità dell’informazione.


Articolo pubblicato il giorno 10 Settembre 2024 - 15:37

Redazione

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