Quella del clan Fabbrocino era una organizzazione camorristica vecchio stile dove si usano ancora i pizzini per comunicare e dove ognuno ha un suo specifico.
E ieri è stato sgominato grazie a tre anni di indagine della Dda di Napoli culminata nell’inchiesta denominata Palm Beach e che ha portato all’emissione di tredici misure cautelari da parte del gip Leda Rossetti del Tribunale di Napoli.
Anche se il pm Giuseppe Visone della Dda di arresti ne aveva chiesti 27. Sono tanti infatti i nomi degli indagati che figurano nelle oltre 180 pagine della misura cautelare.
Al vertice del clan vi erano il vecchio boss di Ottaviano, Biagio Bifulco, che era scarcerato appena un anno e mezzo fa e Mario Fabbrocino, nipote e omonimo dello zio fondatore del clan.
La cosca controllava tutte le attività illecite a Palma Campania, San Gennaro Vesuviano e con articolazioni territoriali altrettanto radicate nei comuni limitrofi, tra i quali Piazzolla di Nola e aree limitrofe.
Aree controllate grazie alla disponibilità di armi e “alla condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva”. Gestione delle piazze di spaccio, estorsioni ai commercianti e infiltrazioni nel tessuto economico del territorio grazie ad alcune complicità nell’ottenere appalti pubblici.
A capo del clan appunto BIFULCO Biagio che dirigeva e promuoveva le azioni criminose, aveva potere decisionale e riceveva direttamente i proventi delle attività illecite del clan. Malgrado il suo stato detentivo, sfruttava l’intermediazione dei figli ed i permessi di cui godeva per poter dare ordini ed indicazioni ai propri associati. Una volta tornato sul territorio, poi, prendeva direttamente in mano le redini del clan;
FABBROCINO Mario, dato lo stato detentivo di Bifulco Biagio sino al 14.03.2023, svolgeva, in sua parziale sostituzione, il ruolo di capo/gestore del clan, coordinando le attività del sodalizio, fornendo direttive agli affiliati, con i quali delineava le strategie criminali, gestendo i rapporti con altre organizzazioni e risolvendo eventuali controversie. Presiedeva, altresì, le riunioni del gruppo, si occupava del mantenimento degli affiliati detenuti e gestiva la cassa del clan, in sostituzione dello stesso.
LA MARCA Michele, insieme a FABBROCINO Mario alias “Maruzz”, fino alla data del 16.07.2021, era il capo/gestore del sodalizio, si occupava in prima persona del monitoraggio delle nuove attività presenti sul territorio da sottoporre ad estorsione, soprattutto nel settore legato all’edilizia, imponeva la fornitura di calcestruzzo di determinate ditte sul territorio di competenza, si occupava del mantenimento degli affiliati detenuti e delle loro famiglie, con incarico, altresì, di gestione della cassa del clan;
IOVINO Massimo, in qualità di amministratore di fatto della cooperativa sociale Freedom che aveva fittiziamente assunto Mario Fabbrocino, metteva a disposizione del clan, per le relative riunioni e/o singoli incontri, i locali del cimitero di Palma Campania, si occupava delle estorsioni agli imprenditori, eseguiva la “bonifica” dei locali destinati ai “summit” di camorra e procacciava le armi per il sodalizio;
IOVINO Antonio si occupava di individuare e ricercare le imprese da estorcere, aggiudicatane di lavori pubblici, di determinare il prezzo della “tangente ” da chiedere e di segnalare il tutto a Mario Fabbrocino. metteva a disposizione del clan, per le relative riunioni e/o singoli incontri a cui partecipava, i locali della sede della ditta “IMA/ANTI” in San Gennaro Vesuviano, poneva in essere estorsioni in danno di commercianti e imprenditori tramite la pratica del c.d. “cambio assegni”, nonché teneva rapporti con affiliati-detenuti provvedendo al loro sostentamento ed a quello delle loro famiglie;
MATURO Francesco si occupava, a partire dall’aprile del 2022, del monitoraggio delle nuove attività presenti sul territorio da sottoporre ad estorsione; richiedeva in prima persona una “quota” sui proventi derivanti dall ‘imposizione delle forniture di cemento ai danni delle ditte edili operanti sul territorio dì competenza del clan;
BIFULCO Antonio e BIFULCO Vincenzo operavano e si adoperavano, per conto del padre capo clan Bifulco Biagio, recandosi da IOVINO Antonio, alias “Siscarella”, il quale aveva il compito di fare da “filtro ” tra il vertice del clan e i soggetti vittime di estorsione e presso il quale confluivano i ricavi illeciti del sodalizio che poi – tramite i gemelli BIFULCO Antonio e Vincenzo – venivano in parte convogliati al capo clan BIFULCO Biagio. 1 predetti avevano anche il compito di trasmettere gli ordini del padre agli altri associati nel periodo in cui il primo era detenuto;
FABBROCINO Pietro si occupava di individuare e ricercare le imprese da estorcere, aggiudicatane di lavori pubblici, di determinare il prezzo della “tangente ” da chiedere e di segnalare il tutto a Fabbrocino Mario, organizzava ed accompagnava il padre alle riunioni del gruppo alle quali partecipava attivamente, poneva in essere estorsioni in danno di commercianti e imprenditori tramite la pratica del c.d. “prestito”, veicolava attraverso dei “pizzini” informazioni di natura criminale agli appartenenti al clan nonché era incaricato di tenere i rapporti con gli affiliati detenuti e di provvedere al loro sostentamento ed a quello delle loro famiglie;
LA MARCA Pasquale si occupava di individuare e ricercare le imprese da estorcere, aggiudicatarie di lavori pubblici, stabilendo le strategie criminali unitamente a FABBROCINO Mario alias “Maruzz”, era, altresì, incaricato di raccogliere, dal cementifìcio dei fratelli Ruotolo di Ottaviano (BETON RUOTOLO s.r.l.), le quote estorsive sui proventi derivanti dall ‘imposizione delle forniture di cemento ai danni delle ditte edili operanti sul territorio di competenza del clan;
MAURO Gaetano, cognato di LA MARCA Michele, si occupava di individuare e ricercare le imprese da estorcere, aggiudicatane di lavori pubblici e aveva il compito di raccogliere le quote estorsive sui proventi derivanti dall ‘imposizione delle forniture di cemento ai danni delle ditte edili operanti sul territorio di competenza del clan;
ROSATI Antonio, uomo di fiducia di FABBROCINO Mario e del figlio Pietro, veicolava, attraverso la metodologia dello scambio dei cd. “pizzini “, informazioni di natura criminale per conto del capo clan FABBROCINO Mario;
CARBONE Raffaele, partecipe del clan si occupava di realizzare le spedizioni punitive e gli atti intimidatori per conto del sodalizio;
COZZOLINO Francesco, esponente di prim ‘ordine del clan Fabbrocino, anche in virtù del suo legame parentale con BIFULCO Biagio si occupava del monitoraggio delle nuove attività presenti sul territorio per sottoporre ad estorsione imprenditori e commercianti, soprattutto nel settore legato all ‘edilizia; richiedeva in prima persona una “quota ” sui proventi derivanti dall ‘imposizione delle forniture di cemento ai danni delle ditte edili operanti sul territorio di competenza, pretesa quest ‘ultima che avanzava unitamente all ‘altro associato MATURO Francesco;
IERVOL1NO Anna, in qualità di partecipe, era il trait d’union tra FABBROCINO Mario ed il figlio Pietro con IOVINO Antonio alias “Siscarella”, era incaricata di curare i collegamenti tra gli esponenti del clan e le varie aziende riconducibili al sodalizio stesso, nonché di veicolare, in maniera discreta e riservata, informazioni sensibili gran parte delle quali volte a favorire il perfezionamento di incontri e riunioni degli esponenti del clan presso la sede della “ANTI”, nonché di tenere i rapporti con gli affiliati-detenuti provvedendo al loro sostentamento;
NAPPO Anna, sfruttando il suo ruolo di segretaria della Freedom presso il cimitero di Palma Campania, agevolava lo svolgimento di incontri e riunioni di camorra presso quel luogo facendo ricorso ad un collaudato “linguaggio criptico” e convenzionale tra gli associati e/o allo scambio dei cd. “pizzini”, si prodigava, altresì, a “bonificare”, unitamente all’altro affiliato IOVINO Massimo alias “cap’e centred “, il 1° ufficio del cimitero di Palma Campania, mediante l’utilizzo di un rilevatore di microspie;
NUNZIATA Francesco partecipe del clan si occupava di realizzare le spedizioni puntitive e gli atti intimidatori per conto del sodalizio;
D ’ASCOLI Salvatore era uomo di fiducia di FABBROCINO Mario, al fine di procurare indebiti e ingiusti profitti al sodalizio, informava prontamente quest ‘ultimo circa l’esistenza di operazioni e/o investimenti immobiliari nel territorio di competenza da effettuarsi sfruttando la figura di imprenditori facoltosi, era la “sentinella” del capoclan sul territorio aggiornandolo su tutto, anche della eventuale presenza di organi investigativi;
NAPPI Gennaro, alle dirette dipendenze di FABBROCINO Mario alias “Maruzz”, costui si occupava di individuare e ricercare le imprese da estorcere, aggiudicatane di lavori pubblici, fungendo quindi da vero e proprio “occhio del clan ” sul territorio di Palma Campania, attivandosi fattivamente nell’ “avvicinare” alcuni imprenditori (tra i quali …omissis…), nonché imponendo le ditte fornitrici di calcestruzzo alle imprese edili e/o privati operanti sul territorio di Palma Campania; fungeva, altresì, da “anello di congiunzione” nella gestione dei rapporti con le altre organizzazioni criminali (clan Russo e clan Cava).
I NOMI DEI 27 INDAGATI
1. ALBANO Benedetto, Scafati 27 anni; INDAGATO
2. ALBANO Vincenzo, Scafati, 31 anni; CARCERE
3. ANNUNZIATA Francesco, Ottaviano, 58 anni; INDAGATO
4. BIFULCO Antonio, San Giuseppe V.no, 36 anni; INDAGATO
5. BIFULCO Biagio, alias “Bias e rind e Furc”, Ottaviano, 68 anni; CARCERE
6. BIFULCO Vincenzo, San Giuseppe V.no, 36 anni; INDAGATO
7. CARBONE Raffaele, San Gennaro Vesuviano, 52 anni; CARCERE
8. CASALINO Cosma Damiano, Scafati, 31 anni; INDAGATO
9. CELENTANO Gianluca, Napoli, 33. anni; INDAGATO
10. COZZOLINO Francesco San Giuseppe Vesuviano, 58 anni; INDAGATO
11. D’ASCOLI Salvatore, San Gennaro V.no, 60 anni; CARCERE
12. FABBROCINO Mario San Gennaro Vesuviano , 68 anni; CARCERE
13. FABBROCINO Pietro, Ottaviano, 36 anni; CARCERE
14. GUADAGNO Giovanni, Cimitile, 50 anni; OBBLIGO PRESENTAZIONE PG
15. IERVOLINO Anna, alias “Anita” San Giuseppe Vesuviano, 25 anni; INDAGATO
16. IOVINO Antonio, alias “Siscarella” San Gennaro Vesuviano, 61 anni; CARCERE
17. IOVINO Massimo, alias “cap’ e centrella”, Palma Campania, 66 anni; CARCERE
18. LA MARCA Michele, alias “o’ m’zzon” nato a San Gennaro Vesuviano, 64 anni CARCERE
19. LA MARCA Pasquale, detto “Pasqualino”, San Giuseppe V.no, 39 anni; CARCERE
20. MATURO Francesco, San Giuseppe Vesuviano, 54 anni; CARCERE
21. MAURO Gaetano, detto “o’ curt’” San Gennaro Vesuviano, 56 anni; INDAGATO
2. NAPPI Gennaro, alias “Gennaro 35”,San Giuseppe V.no, 56 anni; CARCERE
23. NAPPO Anna, Sarno 22 anni; INDAGATO
24. NUNZIATA Francesco, alias “Ciccio”, Ottaviano, 54 anni; INDAGATO
25. ROMANO Giovanni, Napoli, 48 anni; INDAGATO
26. ROSATI Antonio, alias “Antonio Premiere”, San Giuseppe Vesuviano 43 anni; INDAGATO
27. TECCHIA Gino, alias “Ciro”, Ottaviano, 55 anni; INDAGATO
28. IERVOLINO Luana, Nola, 36 anni; INDAGATA
29. MENNELLA Salvatore, Napoli, 36 anni. INDAGATO
Inoltre è stato disposto il sequestro preventivo in relazione alla titolarità delle quote sociali e del patrimonio aziendale riferibile alle società Anti s.r.l e Australia s.rl., nominando quale amministratore giudiziario il dott. Francesco Capone.